Nell’ordinanza con cui il giudice ha convalidato il fermo e disposto il carcere per Salvatore Carfora, vengono indicati gli assurdi motivi che hanno portato il 39enne a partire da Napoli, in piena emergenza Covid, e raggiungere Specchia Gallone per uccidere la ex.
La confessione e la ricostruzione dell’omicidio
Carfora, nel corso dell’interrogatorio in carcere, assistito dagli avvocati Cristiano Solinas e Luca Di Francesco, ha confessato l’omicidio e ha ricostruito tutta la vicenda. Salvatore dopo aver lasciato il dormitorio pubblico nei pressi della stazione di Napoli, si è messo a bordo di un treno diretto nel Salento. E poi, ha raggiunto Specchia Gallone, frazione di Minervino, con l’autobus della Sud Est, partendo da Lecce intorno alle 18. E durante l’ultima parte del tragitto è stato anche notato da due finanzieri (ascoltati in fase di indagini). Inoltre, ha chiesto all’autista di fermarsi quando, giunto sul posto, ha visto Sonia in compagnia del fidanzato.
Le testimonianze
E poi, sceso dal bus, ha messo in atto il brutale omicidio della ex. Una signora è stata la prima testimone oculare del femminicidio. Ed ha riferito di aver sentito un ragazzo urlare: “Bastardo che hai fatto…torna indietro bastardo”. La signora dopo aver soccorso la giovane e chiamato il 118, le avrebbe tamponato le gravi ferite con un ascigumano in attesa dei soccorsi.
Il 39enne ha sostenuto di essere andato in Salento per avere un chiarimento con la ex compagna e chiederle di tornare con lui. Di fronte al rifiuto di Sonia, ha perso la testa, si è sfilato il coltello dalla cintola dei pantaloni e l’ha colpita, sostenendo di essere giunto armato per paura di aggressioni da parte del nuovo fidanzato di Sonia.
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Salvatore Carfora è anche indagato per stalking. Dalle indagini è infatti emerso che, prima dell’omicidio, il 39enne abbia insistentemente minacciato i nuovo compagno di Sonia. Dopo aver carpito con l’inganno il numero di telefono del ragazzo, avrebbe iniziato a perseguitarlo, con messaggi del tipo: “Meglio che rinunci a Sonia se no ti faccio fare una brutta fine…decidi bene.” E poi: “Hai ancora poco da ridere e poi rido io”.
La condanna
Il gip, nell’ordinanza, si sofferma anche sull’aggravante della premeditazione, affermando: “Il Carfora, quando si reso conto di non aver alcune chance con la Di Maggio, che considerava evidentemente di sua proprietà, ha deciso che la donna non doveva essere di nessun altro ed ha organizzato la sua eliminazione”.
Inoltre il giudice, afferma nella parte conclusiva del provvedimento, ritiene che è altamente probabile, che se lasciato in libertà, il Carfora possa uccidere l’attuale fidanzato di Sonia, Francesco Damiano, avendo etichettato entrambi in un sms: “Due morti che camminano”. Damiano, nella mente di Carfora, era: “colpevole di essersi frapposto fra lui e Sonia…che considerava evidentemente roba sua”.
Infine, afferma il gip sull’interrogatorio di Carfora: “Appare oltremodo sconvolgente la lucida freddezza con cui ha raccontato gli eventi senza scomporsi, senza un’emozione, senza un minimo di resipiscenza. Le sue parole avevano come fine ultimo quello di evidenziare che Sonia “se l’era cercata” …non doveva lavorare e non doveva uscire senza di lui e soprattutto non doveva permettersi di rifarsi una vita con un altro uomo.”