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Bombe, agguati e intimidazioni: nell’area Nord la camorra si prende gioco dello Stato in ‘passerella’

L’area Nord di Napoli è una polveriera. Da tempo il controllo delle attività del racket ad Afragola e FrattaminoreFrattamaggiore è gestito e imposto attraverso attacchi dinamitardi da parte dei clan. Ad Arzano e Caivano, invece, i sodalizi criminali si stanno facendo la guerra a suon di agguati e intimidazioni, sia ai giornalisti (solidarietà al collega Mimmo Rubio), agli ufficiali dei Vigili urbani (Biagio Chiariello) e persino ai parroci (Don Patriciello).

La camorra nell’area Nord di Napoli

La faida in corso tra i clan egemoni nella zona ha scatenato una marea di attacchi alle attività commerciali. Ma anche tante stese e raid mortali, spesso eseguiti in pieno giorno mettendo a rischio la vita dei cittadini innocenti. Ad Arzano è dello scorso 17 marzo un agguato che ha visto ferire a colpi d’arma da fuoco due persone.

Bombe e agguati

Questo è ciò che è accaduto ieri dopo il mare di solidarietà espresso dallo Stato e dalle autorità giudiziarie dopo le minacce ricevute dal prete: sebbene non si escludano altre piste, prediligono la ritorsione nei confronti di rivali nello spaccio delle sostanze stupefacenti gli investigatori della Squadra Mobile di Napoli e del Commissariato di Afragola che indagano sul duplice ferimento avvenuto ieri pomeriggio nel cosiddetto “bronx” di Caivano, in provincia di Napoli. Secondo quanto riportano organi di stampa, in un agguato dai contorni tutti da definire – a causa del contesto criminale dove è avvenuto e l’alto livello di omertà riscontrato – sono state ferite due persone, zio e nipote.

Si tratta di Alfio Maugeri, 30 anni, e di Alessandro Maugeri, anche lui trentenne. Entrambi sono stati colpiti al torace (con ogiva ritenuta), ciascuno da un singolo colpo di pistola il cui calibro è in corso di definizione. Ad accompagnarli nell’ospedale di Frattamaggiore sono stati dei parenti, con mezzi privati, che non hanno saputo fornire particolari agli inquirenti. Per Alfio è stato deciso subito il trasferimento nell’ospedale Cardarelli del capoluogo partenopeo dove è stato sottoposto a un intervento chirurgico.

Le sue condizioni sono state giudicate gravi dai sanitari. È grave anche il nipote, rimasto nel nosocomio del Napoletano. Difficili appaiono comunque le attività investigative, considerato il contesto ad alto tasso criminale e di omertà che, con il Parco Verde, costituisce un’unica ampia piazza di spaccio a cielo aperto. La maggior parte dei presunti testimoni interpellati ha riferito agli agenti di avere sentito i colpi di pistola ma di essersi rintanati per paura. Dichiarazioni che gli inquirenti classificano perlopiù come omertose.

Don Patriciello

Ancora un agguato nel nostro paese. Ancora si spara a Caivano. Due uomini sono rimasti feriti. Volgi, Signore, il tuo sguardo su di noi. Non permettere che il male prenda il sopravvento. Padre Maurizio Patriciello“, queste le parole del parroco di Caivano, scritte e pubblicate ieri sera in occasione dell’ultimo agguato avvenuto nella cittadina.

La ‘passerella’ dello Stato

Don Patriciello non va lasciato solo“, ha dichiarato ieri il Procuratore generale di Napoli Luigi Riello che si è recato in visita dal parroco. Il Pg ha poi affermato: “Non voglio fare una smargiassata, ma io sono qui anche per dire che se toccate don Patriciello, un sacerdote coraggioso, che ha il coraggio di assumersi le sue responsabilità e che sfida la camorra, è come se toccaste me come rappresentante dello Stato“. Eppure pare che le istituzioni siano solo in grado di eseguire attività di repressione, non di prevenzione e che le difficoltà di controllo del territorio siano enormi. Di sicuro le forze dell’ordine pagano lo scotto di avere a disposizione poche risorse. Tuttavia, sembra quasi che lo Stato sia in grado di fare più passerelle e chiacchiere che fatti. E le persone per bene di queste zone continuano a vivere nella paura.

redazione

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