Dal 41 bis alla libertà per decorrenza dei termini di custodia cautelare. Torna nel suo “Buvero”, il Borgo Sant’Antonio Abete, il boss Nicola Rullo, 49 anni, uno dei pezzi da novanta del clan Contini e dell’Alleanza di Secondigliano a Napoli. Dopo un anno e mezzo di carcere in seguito al blitz dei carabinieri di fine ottobre 2017 in un casolare di Itri, nel basso Lazio, ‘o nfamone da poche ore è tornato libero “grazie” al macchinoso sistema giuridico italiano.
Condannato in Appello a dieci anni di reclusione per estorsione, negli ultimi 18 mesi non è stato fissato il processo in Cassazione e i legali del boss (gli avvocati Domenico Dello Iacono, Saverio Senese e Salvatore Pane) si sono visti accogliere il ricorso presentato al Riesame.
Una vicenda paradossale quella raccontata da Viviana Lanza sulle pagine de Il Mattino. Rullo era stato arrestato dopo poco più di un mese di latitanza. Assolto in primo grado, si era dato alla macchia nel settembre 2017, verosimilmente quando aveva presagito l’esito sfavorevole del suo ricorso in Appello contro la condanna in secondo grado per estorsione aggravata da finalità mafiose con i giudici che avevano accolto il ricorso presentato della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli
Adesso la sua scarcerazione va a rafforzare il clan egemone nella zona del Vasto-Arenaccia ma con interessi in tutta la città napoletana e in altre regioni italiane. Gli investigatori temono nuove fibrillazioni anche perché, sempre nel settembre del 2017, nel “Buvero”, fortino del clan Contini, vennero uccisi Edoardo Amoroso, 52 anni, e Salvatore Dragonetti, 44 anni, per questioni legate presumibilmente al contrabbando. Su quell’omicidio le indagini della DDA partenopea, grazie anche alle dichiarazioni dei pentiti, si concentrano proprio sul clan Contini e sul reggente di allora: Nicola Rullo.
La sua scarcerazione avviene a pochi mesi di distanza da quella di un altro pezzo da novanta della camorra napoletana, legato però a un clan rivale. Si tratta di Salvatore Barile, nipote degli storici boss del clan Mazzarella, passato ai domiciliari nel luglio 2018. Non dovrebbe essere un caso che con l’uscita dal carcere di Viterbo di Barile, il clan Mazzarella abbia notevolmente alzato il tiro nella faida infinita contro il clan Rinaldi, che ha visto la scorsa settimana il cognato del boss “My Way” giustiziato nei pressi di una scuola dell’infanzia nel Rione Villa a San Giovanni a Teduccio mentre accompagnava il nipotino di 4 anni in classe.
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