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“Cristo bruciato” alla Sanità: leggenda del fantasma dei Vergini

Napoli è piena di leggende di fantasmi e spettri. Una di queste si nasconde nei meandri di uno degli edifici di culto più importanti e belli della città: la chiesa di Santa Maria dei Vergini alla Sanità. Qui il noto Cristo bruciato nasconderebbe una inquietante vicenda risalente a qualche secolo fa e che vede come protagonisti un giovane toscano molto facoltoso, una donna napoletana del popolo senza cultura e denaro e il loro amore impossibile da costruire.

La chiesa di Santa Maria dei Vergini si trova nella bassa Sanità. Bellissimo esempio di barocco (stile artistico che domina tutta la città di Napoli), l’edificio era già stato eretto nel 1300 subendo diverse opere di restauro. La chiesa è depositaria di stupende opere d’arte. Tra queste spicca il “Cristo bruciato“, chiamato in questo modo poiché impressi sul quadro ci sono due segni di bruciature a forma di mano. Subito sotto il Cristo bruciato risiede invece un inginocchiatoio che presenta anch’esso segni di bruciatura procurate dalle ginocchia che vi si appoggiavano per pregare. Dietro questi strani e inquietanti particolare si nasconde ovviamente una leggende, ed è una leggenda di fantasmi. Vediamo di cosa si tratta.

Cristo bruciato a Santa Maria dei Vergini: nella Sanità un’inquietante storia di amore e fantasmi

La leggenda narra di un giovane fiorentino di alto rango innamorato di una bella popolana squattrinata che però non poteva ricambiare il suo folle sentimento per via della disparità di ceto. La ragazza prese una brutta piega e iniziò a prostituirsi per racimolare il denaro necessario a sopravvivere, fino a trovare una tragica morte. Il toscano, venendo a sapere del decesso della sua amata, se ne prese la piena responsabilità e decise di diventare sacerdote. Pregò quindi ogni giorno per la redenzione di quell’anima dannata e macchiata da un lavoro sporco. La donna un giorno gli apparve in visione sotto forma di fantasma invitandolo a non pregare più per lei in quanto dannata e non più recuperabile. Il giovane sacerdote imperterrito continuò nelle sue preghiere e allora la giovane donna gli riapparve e decise di dimostrargli la sua condizione di perenne dannatio. Si inginocchiò e mise le mani sul quadro del Cristo bruciando sia l’opera che l’inginocchiatoio. Il prete svennè e gli altri confratelli lo trovarono tra il fumo privo di sensi. Da questa leggenda deriverebbero le bruciature che sono ancora oggi visibili all’interno della chiesa.

Tra le altre leggende di fantasmi che popolano la nostra bella città oltre al Cristo bruciato, troviamo: quello di palazzo Spinelli ai tribunali, il fantasma di Maria d’Avalos, la tomba del Conte Dracula, e il fantasma della sposa infelice a Capodimonte. Una città, la nostra, che non smette di affascinare in qualsiasi campo.

Fabiana Coppola

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