Nati e morti con un ‘vaffa‘. Il primo lo ha pronunciato più di dieci anni fa Beppe Grillo a squarciagola nelle piazze, il secondo – quello dell’epilogo – lo ha ‘urlato in silenzio’ Luigi Di Maio nei corridoi del Palazzo. Il Movimento 5 Stelle si è scisso e con un consenso elettorale poco sopra il 10% possiamo dirlo, quello dei grillini è al momento un partito finito. I principali esponenti sono il lotta fra loro e divisi in fazioni: tra chi vuole continuare a seguire il capo comico genovese, che ha nella faccia di Giuseppe Conte il lato istituzionale e presentabile, e chi invece ha ‘giurato fedeltà’ al Ministro degli Esteri Luigi Di Maio.
Dell’uno vale uno, dell’apriremo il parlamento come una scatoletta di tonno, del no alle auto blu, ai privilegi e alle poltrone è rimasta soltanto la nuda e cruda realtà: nulla di tutto ciò che è stato professato e raccontato a un Paese arrabbiato e privo di riferimenti politici, è accaduto. Tutto ha avuto inizio presto, poco dopo l’exploit delle elezioni del 2018. Il Movimento 5 Stelle era il secondo partito, con quasi il 35% dei voti. Un bottino conquistato attraverso una propaganda molto semplice: gli altri che governano da 50 anni sono sporchi, brutti e cattivi. Noi siamo i giovani, gli unti del Signore, quelli che legifereranno per voi.
Ma il sogno si è sciolto come neve al sole. Quando ci si trova di fronte alle responsabilità di Governo non basta più dire ‘No‘, bisogna essere competenti, bravi a trattare e a cercare il compromesso. Ed ecco le alleanze con la Lega prima e con partito Democratico dopo. I nemici giurati di sempre. Ecco la prima spartizione di poltrone. I primi malumori di chi avrebbe dovuto rispettare le regole del movimento che quasi ha decantato la ‘politica a costo zero’. Così, una volta giunti a Roma, le truppe grilline allo sbaraglio e senza arte né parte, hanno dovuto farsi i conti in tasca tra affitti e spese varie, rifiutandosi – in molti – di restituire alla Casaleggio & Co il dovuto.
Poi l’amore per le telecamere, per la gestione del potere, per le auto blu per quei palazzi romani così in vista e importanti. Così i ‘vaffa‘ sono andati ai quei principi sputati in faccia ai cittadini. A loro è rimasta solo rabbia, a qualcuno il reddito di cittadinanza. Ma la rivoluzione? L’ha fatta lui, anzi la conservazione. Da Pomigliano d’Arco il vecchio compagno d’armi di Alessandro Di Battista, al quale è rimasto il ruolo di fastidioso (per chi lo ascolta) predicatore, l’ex bibitaro ha dato una grande lezione a tutti. Si è impegnato, avrà studiato, sarà stato anche fortunato, si sarà circondato delle persone giuste, eppure è riuscito a dimostrare che la politica è altro. Non vile trasformismo ma una semplice e sacra professione.
Luigi Di Maio è il vero volto del Movimento 5 Stelle, quello che dagli escrementi giustizialisti gettati in pasto alla stampa e all’opinione pubblica, ora siede di fianco ai principali esponenti di quei ‘poteri forti‘ che ingenuamente e in modo ridicolo i grillini hanno sempre preso come spauracchio. Di Maio e il suo esercito di scissionisti decanta il governismo e la politica moderata. Al povero ‘Avvocato del popolo‘ è stato lasciato un Movimento lacerato e senza neanche più il supporto di Casaleggio. Persino il buon Beppe si è defilato e chiuso in un preoccupante silenzio.
Nel 2023, come reagirà l’elettorato alla favola finita male dei grillini? Che ricordi lascerà a tutti noi quel senso grottesco di una democrazia diretta portata avanti, ancora non si sa come, con qualche click attraverso la fantomatica piattaforma Rousseau? Resterà poco o niente, solo macerie politiche e sociali. I superstiti faranno a gara per essere rieletti e godere per qualche altro anno dei ‘privilegi‘ che volevano combattere. Così è la vita, complimenti a Grillo e Casaleggio per aver organizzato una delle truffe politiche più articolate dell’ultimo decennio. Hanno investito tanto ma in compenso hanno dato lavoro a una miriade di scappati di casa. Dispiace per noi che ci li siamo trovati nei palazzi che contano. Dispiace soprattutto per chi ci ha creduto e li ha persino votati. Però dobbiamo dirlo, siete stati proprio dei creduloni. Non ci voleva tanto a capire il fuoco di paglia che ha dato vita e poi bruciato in così poco tempo il Movimento. Come una meteora ma prima di identità. Se non quella del ‘vaffa‘.
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