I fatti non sono stati ancora collegati tra loro, mancano molti tasselli e pezzi del puzzle. Le indagini per scoprire il perché e il come il ginecologo Stefano Ansaldi è morto, si sono arricchite di un nuovo e sorprendente elemento: i debiti contratti dal medico ucciso a Milano.
I DEBITI – Come riportato da Il Corriere della Sera:
“Per il resto, su questo filone, oltre la sua attività di medico, l’unica altra attività economica intestata al dottor Ansaldi conduce a un tempo remoto e in un luogo ad alta densità criminale nella periferia orientale di Napoli, via Fratelli Grimm, rione Incis (zona Ponticelli). Era un laboratorio di analisi, portava il nome del dottore («Gestione laboratorio di patologia clinica del dott. Stefano Ansaldi»), ed è confluito in diverse sentenze del Tribunale fallimentare di Napoli, in quanto nel 2010 aveva accumulato quasi mezzo milione di debiti.
Era un’impresa legata alla sanità pubblica campana, convenzionata per gli esami con la Asl Napoli 1, e che di fatto fino a dieci anni fa accumulava perdite e non riscuoteva pagamenti. Un’agonia finanziaria che venne rotta nel 2012, quando la banca Unicredit chiese un decreto ingiuntivo per quasi 57 mila euro. E quando il decreto divenne esecutivo, l’ufficiale giudiziario che avrebbe dovuto notificarlo «non ha rinvenuto la società, né il legale rappresentante all’indirizzo indicato».
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Il fallimento fu dichiarato dai giudici nel 2015. Il concordato s’è chiuso invece lo scorso anno. Ed è probabile che sempre a quell’attività sia legata l’altra «pendenza» che il dottor Ansaldi s’era ritrovato nella sua carriera, un’ipoteca legale iscritta da Equitalia nel 2014 per altri 77 mila euro. Qualche anno prima, quando si doveva analizzare il valore della società, pur se era rimasta a lungo ferma, la convenzione con la Asl (come l’affitto dei locali di proprietà del Comune di Napoli) era ritenuta, pur con tutte le incertezze, un aspetto abbastanza rilevante per l’avviamento: che poi di fatto non s’è realizzato“.
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La situazione economica avrebbe inciso su di una decisione drastica e sorprendente: Stefano Ansaldi si sarebbe suicidato inscenando un omicidio causato da una rapina. La possibilità che il medico si sia potuto togliere la vita è stata confermata da Fanpage che ha pubblicato il riscontro positivo dell’esame autoptico.
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IPOTESI SUICIDIO – Le telecamere presenti nel luogo dove è morto Stefano Ansaldi non mostrano nessun killer in fuga. E i due testimoni che lo vedono crollare a terra dopo la coltellata alla gola non sentono nessun rumore di passi di chi si allontana.
Un elemento che toglie forza all’idea che si sia trattato di un omicidio e fa propendere per l’ipotesi del suicidio del ginecologo napoletano morto sabato pomeriggio vicino alla stazione Centrale di Milano. “Non si può sparire – spiega una fonte all’AdnKronos -, ma le telecamere analizzate fino a questo momento non inquadrano nessuno che si allontana. Ora siamo a lavoro per capire se è possibile trovare rifugio in qualche palazzo coperto dai ponteggi“.
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