E’ polemica a Napoli per il permesso premio concesso a Ciro U., uno dei tre assassini di Franco Della Corte, il vigilante ucciso lo scorso 16 marzo all’esterno della metro di Piscinola. Il giovane, condannato in primo grado a 16 anni e otto mesi di carcere, ha usufruito di un permesso premio dal carcere di Airola per festeggiare il suo 18esimo compleanno.
Le foto postate sui social hanno scatenato l’indignazione di tutti, soprattutto di Marta Della Corte, la figlia del vigilante. Scatti che ritraggono un ragazzino felice insieme ad amici, parenti e fidanzata. Dall’altro lato una famiglia distrutta che ha visto uccidere un proprio caro intento a compiere il suo lavoro.
“Mi chiedo come si sia avuto il coraggio di pubblicare su Instagram una foto dei festeggiamenti di una persona macchiatasi di una responsabilità così grande. Noi conviviamo con il dolore mentre chi è stato riconosciuto colpevole della morte di mio padre insieme agli altri due ragazzi, invece di nascondersi, si fa ritrarre sorridente abbracciato altre persone”, dichiara Marta a Repubblica.
“Trovo tutto ciò vergognoso. Neanche un anno di galera che già gli hanno dato un premio. Ma è riabilitazione questa? Cosa c’è di formativo nel garantire una festa a uno che è stato condannato pochi mesi fa per omicidio volontario, per giunta con l’aggravante della crudeltà?A chi gli ha accordato quel permesso premio, mi permetto di ricordare che di recente ho compiuto 22 anni, ma non ho spento candeline, non ho avute torte, regali o foto. E lo sa perché? Perché chi oggi festeggia ha ucciso mio padre, la persona più importante della mia vita. Quelle foto erano scandite da emoticon di incoraggiamento, come facce da leoni e altre cose del genere. Perché in fondo c’è chi paragona gli assassini di mio padre a dei leoni…”.
Attraverso il quotidiano Il Mattino è arrivata la replica dell’avvocato Nicola Pomponio, che assiste Ciro U: “Quelle foto non sono state postate dal mio assistito, ma caricate sul profilo Instagram da parte di una parente, ovviamente all’insaputa dello stesso Ciro U. Non c’era alcuna intenzione di offendere il dolore dei parenti della vittima, specie a pochi giorni dal processo d’appello. Quanto al permesso premio va ricordato che è stato concesso dai giudici, dopo aver letto il parere del carcere di Airola, che attesta la buona condotta del mio assistito. Si è trattato di un’uscita di poche ore, per una festa in una canonica, dove Ciro è giunto scortato, che rientra in un più ampio progetto di formazione di un minorenne”.
Il prossimo 19 settembre ci sarà il processo di Appello in cui i giudici si esprimeranno sul destino di Ciro U., condannato in primo grado insieme con i suoi complici Luigi C. e Kevin A..
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