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Camorra, costretti a pagare il pizzo per i Brunetti e i Mazzarella. Fratelli denunciano: 8 arresti (I NOMI)

Pagavano il pizzo ad entrambi i clan. In pochi mesi sono stati costretti a sborsare circa 11.500 euro. Poi dopo l’ennesima richiesta estorsiva i due fratelli hanno detto basta. Hanno chiuso il chiosco di bibite presente in una zona non molto lontano da piazza Garibaldi e si sono recati al commissariato Vicaria-Mercato, nel cuore del centro storico di Napoli, per denunciare tutto alla polizia.

Le indagini, durate un anno e mezzo e coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli (sostituto procuratore Henry John Woodcock), hanno portato questa mattina gli agenti della Squadra Mobile di Napoli – guidati dal primo dirigente Luigi Rinella – ad eseguire otto ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal Gip di Napoli Alfonso Sabella, nei confronti di esponenti della criminalità organizzata legati al clan Brunetti, una delle famiglie che con i Sibillo-Amirante-Giuliano ha dato vita in passato alla “paranza dei bimbi”, e al clan rivale, i Mazzarella. Le accuse sono di estorsione aggravata dal metodo mafioso.

I NOMI – Degli otto destinatari della misura cautelare, quattro erano in libertà, uno ai domiciliari e tre già detenuti. Adesso sono tutti in carcere. Si tratta di Maurizio Abbagnara, 40 anni, Nicolas Brunetti, 24 anni, Luca Capuano, 26 anni, Gennario Catapano, 38 anni, Salvatore Celentano, 31 anni, Antonio Esposito, 22 anni, Giuseppe Gambardella, 26 anni, Antonio Rivieccio, 26 anni. A sfuggire al blitz di questa mattina invece un nono soggetto, al momento irreperibile. Sono tutti ritenuti affiliati al clan Brunetti ad eccezione di Gennaro Catapano, scissionista dei Mazzarella arrestato lo scorso 11 luglio insieme ad altri quattro esponenti dello storico clan nato “grazie” a Michele Zaza.  Catapano faceva parte del gruppo di quel Salvatore Maggio, 37 anni, diventato poi collaboratore di giustizia.

LA DOPPIA TASSA – “Il capo della Maddalena sono io” aveva più volte riferito il giovane Nicolas Brunetti, 24 anni, ai due fratelli imprenditori.  Al clan della “paranza dei bimbi” erano stati costretti a versare una quota di 5mila euro per “stare tranquilli” e “non avere problemi nella zona”. I due giovani venivano convocati nella zona del Borgo Sant’Antonio Abate . In un’occasione era presente Giuseppe Gambardella che mostrò ai due la pistola presente nella cintola dei pantaloni. Dopo aver versato la quota di 5mila euro (la richiesta iniziale era 10mila), passa giusto qualche mese e da loro si presenta Giuseppe Catapano per conto del clan Mazzarella. I due fratelli sono costretti a pagare altri 3-4mila euro.  Passano pochi giorni, Catapano intanto è stato arrestato, e si ripresenta da loro il clan Brunetti. “Dovete pagare un’altra quota”. Fu quest’ultima visita che ha poi spinto i due fratelli a recarsi al commissariato Vicaria-Mercato, diretto da Francesco Licheri, e raccontare tutto.

“DENUNCIARE SEMPRE” – L’attività era stata inizialmente chiusa anche per  salvaguardare l’incolumità dei dipendenti. Nei mesi successivi alla denuncia, arrivata la scorsa estate, il chiosco di bibite è stato riaperto e l’attività è regolarmente ripresa.  Un indagine che testimonia il coraggio dei due giovani imprenditori che all’ennesima richiesta taglieggiatrice hanno deciso di affidarsi alla Stato e denunciare i loro aguzzini. “L’importanza del commissariato di zona – spiega il capo della Squadra Mobile Rinella – significa proprio questo. I cittadini devono avere fiducia nelle forze dell’ordine e denunciare sempre. L’operazione di oggi lo dimostra. Questo è un messaggio per tanti imprenditori, commercianti, che non hanno ancora denunciato situazioni simili. Non devono sentirsi soli, noi ci siamo e li aspettiamo. E’ un passo importante denunciare”.

 

Ciro Cuozzo

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