Dopo Tiziana Cantone, il caso Diletta Leotta: quando il web supera la privacy

Sono passati solo 8 giorni dal giorno della morte di Tiziana Cantone. Il tragico suicidio ha scatenato un forte dibattito sul web e non solo. Anche televisioni e giornali si sono occupati del caso. In particolare, al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica, c’è stato un argomento: il ruolo del web e di chi diffonde le notizie.

Il caso Leotta

La nota conduttrice Sky Diletta Leotta, secondo l’Ansa, ha sporto denuncia e diffida alla polizia postale contro chiunque diffonda le sue immagini private e segnalando, di conseguenza, l’hackeraggio del suo cellulare. La conduttrice ha anche sottolineato che le foto sono state modificate creando dei fotomontaggi osè col suo viso. Immediatamente le immagini sono diventate virali scatenando la rabbia e l’indignazione della giovane giornalista. Internet si sa è un enorme contenitore. Dentro si mette e si trova di tutto. La differenza è che non è un contenitore statico, anzi. I contenuti vanno e vengono, si diffondono e raggiungono una buona parte degli utenti connessi. I social network sono le “braccia” del web. Sono gli strumenti che consentono di espandere la visibilità di ciò che si trova su internet.

Tiziana Cantone e le responsabilità dei media

Il ruolo del web

Proprio per questo bisogna avere maggiore responsabilità nell’utilizzo di questi mezzi di comunicazione e in particolare delle chat che rendono la diffusione a macchia d’olio. A volte basta un niente per infangare l’immagine di una persona. Tiziana Cantone è solo uno dei tanti casi, purtroppo finito in tragedia. Per Diletta Leotta la questione è leggermente diversa essendo lei un personaggio pubblico. Tuttavia nulla giustifica la violazione della privacy e della sfera pubblica di una persona. E’ necessario un quadro legislativo chiaro sulla questione. E’ vero che il web da visibilità, fornisce pubblicità e consente di poter esaltare l’immagine pubblica di una persona. Ma sarebbe altrettanto giusto stabilire un confine, proprio tra ciò che è pubblico e privato. Così come è un male il facile e ipocrita perbenismo che dilaga nella società e nasconde quelle reazioni naturali e selvagge, come quelle di andare a cercare e vedere immagini o video di donne in atteggiamenti “bollenti”. L’unica certezza è che Non devono più accadere casi del genere, non deve più esserci un’altra Tiziana Cantone.

Valentina Giungati

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