Il laboratorio di analisi cliniche Salus è balzato agli onori della cronaca, in merito a un servizio di Luigi Pelazza, inviato de Le Iene, su falsi certificati di negatività al Covid, che un’agenzia di viaggi di piazza Garibaldi forniva ai viaggiatori per spostarsi senza sottoporsi al tampone.
In seguito alle segnalazioni è partita un’indagine dei carabinieri del Nucleo Investigativo di Napoli che hanno effettuato una ispezione nel locale e hanno trovato oltre 500 referti sanitari tutti riportanti l’esito negativo di un tampone molecolare. Dalle indagini è emerso che alcuni di questi referti erano stati falsificati. I documenti riportavano tutti l’intestazione del centro diagnostico Salus.
VocediNapoli.it ha ascoltato Enrico Novissimo, infermiere di sala del laboratorio di analisi cliniche di piazza Vincenzo Calenda e figlio del direttore.
In seguito al servizio de Le Iene il suo centro diagnostico si è trovato al centro di un’indagine su falsi certificati Covid, utilizzati per acquistare biglietti aerei verso l’estero. Era a conoscenza di quanto stesse accadendo?
Certo, io avevo già avuto delle segnalazioni e le indagini erano già in corso da diversi mesi. La circostanza che ha visto protagonista il mio centro, ha avuto inizio quando, nell’estate del 2020, i laboratori campani furono autorizzati ed eseguire solo il test immunosierologico anti covid-19 e non il tampone nasofaringeo. In questa prima fase, il lavoro relativo a tali esami non esplose poiché i pazienti erano molto più orientati verso il tampone nasofaringeo, la cui pratica fu largamente diffusa dai media. A ogni modo, gli extracomunitari divennero tra i nostri principali pazienti, poiché necessitavano di un certificato negativo per gli anticorpi igg e igm anticovid-19 così da poter rientrare nei propri paesi d’origine.
Conosceva l’agenzia di viaggi coinvolta nella vicenda?
Non inizialmente. Le varie agenzie di viaggio iniziarono a fare dei pacchetti per i clienti, e ognuna scelse un laboratorio di riferimento dove eseguire il test. Verso la metà di agosto 2020 ricevetti un primo sentore relativo alla truffa dei tamponi falsificati a nome del mio centro. Fui contattato telefonicamente, prima dalla capitaneria di porto di Genova e poi dal consolato del Ghana, in relazione ad alcuni certificati apparentemente emessi del mio laboratorio, e trovati in possesso di un numero imprecisato di viaggiatori. In pratica, chiedevano la nostra collaborazione al fine d’individuare i referti falsi. Il controllo avveniva in maniera semplice, loro ci comunicavano i nominativi sospetti e personalmente controllavo al pc che questi avessero davvero eseguito il test. In alcuni casi i referti erano buoni, in altri erano del tutto fasulli, e in rari casi quelle persone avevano davvero eseguito il test ma in una data differente da quella riportata sul referto falso. Ci furono inoltre alcuni casi in cui su questi referti falsi veniva riportata l’esecuzione di un tampone nasofaringeo anti covid-19, cosa impossibile poiché a quel tempo i
laboratori privati non erano ancora stati autorizzati a eseguire tale test.
A ogni modo, mi preoccupai d’inviare a tali enti una PEC contenente il mio referto originale, così da poterlo utilizzare come riferimento. Tengo a precisare che nel corso di quelle lunghe verifiche nessuno mi fece mai il nome di quella specifica agenzia, io collaboravo e segnalavo loro i referti falsi, per cui mi sentivo tranquillo e forte della mia trasparenza oltre che della mia correttezza deontologica. Ciò nonostante, mi preoccupai di chiedere alla polizia del consolato del Ghana se fosse il caso di denunciare contro ignoti l’attività illecita che si stava consumando a nome del mio laboratorio. Loro mi demotivarono dal farlo poiché avevano già cercato di contattare un personaggio di Napoli che, a detta degli extracomunitari, era l’artefice dei certificati falsi, ma il nominativo indicato risultò falso.
Nel corso delle settimane successive ebbi diversi contatti anche con altri porti e aeroporti italiani, ogni volta ho sempre collaborato segnalando loro i nominativi non presenti nelle mie accettazioni. E così arriviamo a ottobre 2020, quando alcuni laboratori di analisi campani, tra cui il mio, furono autorizzati ad eseguire il tampone, ed esplose il vero e proprio boom.
Quante persone venivano al centro tramite l’agenzia in questione?
Ogni mattina giungevo al laboratorio intorno alle 5:00 del mattino, e già trovavo ad attendermi file interminabili di pazienti. Nel corso di questa prima ondata il numero di italiani che chiedevano di sottoporsi al tampone era certamente in esubero rispetto al numero di extracomunitari, che necessitavano del tampone per rientrare nel loro paesi. Non ricordo esattamente ma almeno una decina di persone al giorno venivano dall’agenzia in questione. Solitamente da soli, solo qualcuno con più difficoltà a esprimersi in italiano era accompagnato da un dipendente dell’agenzia.
Pagavano i tamponi direttamente al centro o all’agenzia?
Si pagavano direttamente loro al centro, quindi non ho mai sospettato potesse esserci qualcosa. Nel corso di questa fase poi non fui più contattato da alcun ente in relazione ai tamponi falsi, l’ultima avvisaglia del fenomeno si verificò verso metà novembre, quando la polizia di Stato venne al laboratorio per chiedermi in che rapporti fossi con quella specifica agenzia, io risposi che semplicemente facevano riferimento al mio centro per eseguire il tampone ai propri clienti. Rispetto all’inizio dall’agenzia arrivavano meno persone, posso quindi solo ipotizzare che qualsiasi cosa sia stato architettato riguardi l’ultimo periodo. Da dieci persone al giorno arrivavano al centro 2 o 3 persone, ogni 3 giorni. Io non ho avuto più segnalazioni, fino a quel fatidico 4 dicembre 2020, quando fummo sottoposti a un controllo da parte dei carabinieri del NAS in relazione ai tamponi falsi.
Le Iene, dopo aver infiltrato un loro uomo all’ interno hanno potuto verificare che il loro infiltrato aveva ottenuto un certificato falso nonostante non si fosse neppure sottoposto al tampone. Luigi Pelazza ha potuto inoltre documentare di persona la totale estraneità ai fatti del mio laboratorio, poiché il nominativo del suo infiltrato non era affatto presente nei miei terminali, e il referto consegnato allo stesso era differente dal mio originale per forma, carattere e colore. Tengo infine a precisare che, alla luce dei fatti emersi, abbiamo sporto formale denuncia, assistiti dal nostro legale di fiducia avvocato Guido Iaccarino.
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