Sono ancora attesi i risultati degli esami autoptici sulla salma di Rosa Andolfi, giovane madre di 29 anni, deceduta dopo aver messo al mondo il suo secondo figlio. Il giudice Giuliana Giuliano nella giornata del 3 marzo nominerà i 4 medici che dovranno occuparsi dell’autopsia e fare così chiarezza sulle cause del decesso.
La famiglia, intanto, chiede che sia fatta giustizia, a detta loro ci sarebbero troppi elementi che non quadrano, primo tra tutti perché è stato scelto di operarla, nonostante fosse ancora alla trentottesima settimana. Ma sono anche altri i quesiti che si pongono i parenti di Rosa. Come raccontato dall’avvocato del fratello e del compagno, Amedeo Di Pietro, a Vocedinapoli.it, sembrerebbe che Rosa soffrisse della sindrome di Tourette. Una patologia che si manifesta in diversi modi e alla giovane madre le creava problemi respiratori in momenti di ansia.
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“Per questo motivo, come mi è stato riferito da alcuni parenti – racconta l’avvocato Di Pietro – il primo anestesista che l’avrebbe visitata, aveva suggerito un’anestesia totale durante l’intervento, così Rosa non avrebbe avuto ‘fame d’aria’ (ndr. dispnea – una respirazione faticosa) e non sarebbero insorti problemi durante il parto. Il giorno in cui è stata operata, però, c’era un altro medico e a Rosa è stata fatta un’anestesia locale, quindi, presa dall’ansia, potrebbe aver iniziato a respirare male, con l’epilogo che tutti conosciamo”.
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Secondo i parenti, dunque, il presunto errore sarebbe stato la scelta di anestetizzarla localmente e non totalmente. Intanto il magistrato ha sequestrato tutte le cartelle cliniche di Rosa, anche quelle del suo medico di base che l’avrebbe avuta in cura nei primi tre mesi di gravidanza. Dall’analisi di quest’ultime e dall’esame autoptico emergerà cosa è accaduto alla donna quel giorno in sala operatoria. “I parenti della vittima – conclude l’avvocato – ritengono che Rosa possa essere morta di soffocamento a causa dei suoi problemi respiratori, che sarebbero potuti essere ovviati con un’anestesia totale. Chiaramente sono tutti elementi su cui l’autopsia farà luce. Io sono tranquillo perché il giudice sta compiendo un lavoro certosino”.
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