Sanremo Quattro: Conosco già i nomi dei vincitori. Parola di giurata

Chi l’ha fatto? Fuori il nome? Chi ha “apparecchiato” la Clerici, reginetta de La Prova del Cuoco, come fosse una tavola imbandita a festa. Quel troppo ampio e pomposo abito rosso tempestato di strass, con maniche cascanti. Ci doveva ( ci voleva) per forza inciampare sulla scalinata. Cambio di scena, cambio di abito, questa volta bicolore: argento nel corpetto strizzato che sfuma in tutte le tonalità dell’ azzurro principesco/abbagliante, sembra un abat jour. Sempre fedele al suo look ve lo ricordate quello indossato a Sanremo 2017, un tripudio di volant, una montagna di balze e balzette. Comunque ci aveva avvertito in conferenza stampa: “Non aspettatevi look sobri, saranno look molto sanremesi”. Ed esce fuori il nome del responsabile: l’ italo-libanese Tony Ward, lo stilista degli abiti da mille e una notte. E risulta ancora più stridente il contrasto con il look minimal/chic di Francesca Sofia Novello, vestita Alberta Ferretti.

Dimenticate anche gli outfit scintillanti da giullare di Amadeus. La vera Primadonna è lui, Fiorello, in smoking Giorgio Armani, decisamente più sobrio e elegante. E’ già pronto il glossario di fiorellismi, termini da lui coniati per Sanremo. Sanremo è Sanremo: non varia la spietata ricerca dell’orecchiabile, che è la dimensione ripetitiva dell’ascolto pop, come se tutte le canzoni tendessero verso un’unica direzione, l’insuperabile nota. Senza raggiungerla mai, ma qui non conta. I sanremini seriali vogliamo quel motivetto da canticchiare sotto la doccia.

Amadeus registra record di share e io mi faccio una mini inchiesta sul territorio. “Non ho mai visto il Festival di Sanremo. Conosco poco i personaggi televisivi”, risponde con garbo alla mia supplica di commentare i “tirati e stirati” di Sanremo 2020, il professore Pietro Bellinvia, mago di bellezze. “ Non vedo il Festival”, risponde picche lo stilista Antonio Riva. Anche Cristina, troppo impegnata con le mani in pasta ne “I Sapori della Pasta”: “Sono anni che non lo vedo più”. Si salva solo lui: “Non vedo Sanremo perché si tratta della solita Italietta nazional-popolare che mi dà sui nervi. Mi piace solo Fiorello, un uomo molto affascinante a prescindere”, l’accademica Agata Gambardella.

Loretta Luppi, una graziosa signora che di professione fa l’edicolante ( lavora 15 ore al giorno, 7 giorni su 7). Lei almeno se lo vede Sanremo, sull’onda lunga effetto/nostalgia? “ Se devo rimanere in tema vintage, preferisco la biografia di Enrico VII”. Per Benedetta Zani, ex dirigente ospedaliera, adesso pensionata: “ E’ una lagna mortale”. Se anche le sciure benpensanti, quelle che dovrebbero essere lo zoccolo duro dell’audience, lo snobbano, allora chi se lo vede ‘sto Sanremo? Insomma nessuno lo guarda, eppure gli ascolti salgono.
Sanremo provoca spaccature insanabili in famiglia come succede ogni anno con Ilaria Barbierato e suo figlio Alessandro, 14 anni. Anche se, visto la sua professione di avvocatessa, tenderebbe alla mediazione.

Ma Ilaria ha un plus, ha fatto parte della giuria popolare di Sanremo. Per lei, cuore aperto alle canzoni d’amore sanremesi, mette al primo posto Diodato con Fai rumore. Perché non è canzonetta qualsiasi. E’ una canzone elegante. Una poesia delicata che ti emoziona dentro. Al secondo posto Le Vibrazioni. Portano sul palco il rock in chiave romantica. E’ la loro cifra inconfondibile. Al terzo Posto Piero Pelù. L’ex rocker maledetto, il musicista antisistema che ha dichiarato guerra alle droghe e alla violenza sulle donne. E ieri il NO se lo è scritto sul petto. Alessandro invece punta su Gabbani, Pinguini Tattici Nucleari e Achille Lauro. Aspettando l’alba, se ci azzecco, faccio come Fiorello e, giuro, mi travesto da Maurizio Costanzo. Intanto mi sto esercitando nella parlantina.

di Cormon’s
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Januaria Piromallo

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