Il “Leader calmo“, il “Signore delle panchine“, “Re Carlo“, “Carletto“, sono tanti gli aggettivi che stanno qualificando Carlo Ancelotti da quando è qui a Napoli. La sua professionalità, la sua competenza e la sua educazione sono stati come una manna per il clima energico che c’è in città. Anche perché è proprio con quest’ultima che Ancelotti, pian piano e con dolcezza, sta instaurando un vero e proprio rapporto d’amore.
Personalmente non sono mai stato scettico sulle qualità di Ancelotti, lo sono stato sull’idea di progetto che ha il presidente Aurelio De Laurentiis (e lo sono ancora soprattutto dopo alcune sue focose dichiarazioni nei confronti di città e tifoseria e la sua gestione della questione stadio). Tuttavia da grande estimatore quale sono di Maurizio Sarri credo sia giusto fare ammenda e “dare a Cesare quel che è di Cesare“.
Non perché abbia rinnegato l’operato di Sarri, anzi sono entusiasta delle sue vittorie inglesi, ma credo che Ancelotti debba ricevere i meriti che non ha avuto quando è stato ufficializzato il suo arrivo sulla panchina del Napoli. Del resto il capoluogo partenopeo è avvezzo all’idea di normalità e Ancelotti ne sta trasmettendo davvero a palate.
Non ci sono dubbi, Ancelotti sta smentendo diversi tabù intrinsechi ai tifosi del Napoli. Il primo è la qualità della rosa azzurra e la sua capacità di adattamento alle partite. Ancelotti è letteralmente camaleontico in questo senso: cambi di moduli e utilizzo del turn over, eppure il risultato non cambia. In campo ci sono grandi intensità e qualità.
Con tanta umiltà un grande allenatore come Ancelotti ha sviluppato la base umana e di lavoro che già c’era per far crescere questa squadra. Ma la cosa più entusiasmante è stata la maturità che è riuscito ad ottenere dopo pochi mesi di lavoro da parte dei suoi giocatori. Tenacia, mantenimento della tensione, lucidità, aggressività, capacità di gestire le partite, in poche parole personalità.
Il Napoli di Ancelotti è come un animale che ha cambiato pelle perché è stato in grado di raggiungere un nuovo stato evolutivo. E questo è accaduto grazie ad Ancelotti e fino ad ora, bisogna ammetterlo, sta avendo ragione anche De Laurentiis. Mi sento fiero e orgoglioso di guardare Ancelotti in panchina, ora mi auguro solo che la squadra azzurra possa al più presto alzare al cielo un trofeo. L’ultimo step dell'”evoluzione azzurra” deve essere questa.
LA “PROFEZIA” DI RE CARLO – Chiudo con una curiosità che è testimonianza del rapporto straordinario che Ancelotti è stato in grado di costruire con i suoi giocatori. Durante un’intervista a Il Mattino, l’allenatore ha dichiarato di voler bene tutti i calciatori che ha allenato. Alla particolare domanda: “Chi vedrebbe come futuro allenatore?“, Ancelotti ha risposto: “Hamsik, Albiol e Callejon ma di più quest’ultimo“.
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