Lo stupro avvenuto nella nota struttura alberghiera di Meta che ha coinvolto i dipendenti stessi, i quali sono accusati di aver violentato una donna di 50 anni in viaggio di piacere con la figlia, aggredita proprio all’interno della struttura. L’accaduto ha interessato la cronaca delle ultime settimane scatenando una dura reazione non solo nei confronti del brano assalitore ma anche verso la struttura in cui si è consumata la violenza.
L’azienda si è dichiarata ovviamente estranea ai fatti, non potendo essere responsabile del comportamenti di soggetti dipendenti della struttura. Nonostante tutto però il web è invaso da commenti negativi che sottolineano la poca sicurezza presente all’interno dell’hotel. Anche il sindaco di Meta, Giuseppe Tito, ha ribadito la volontà del Comune di costituirsi come parte civile nel processo e ha sottolineato: “Se vorrà potrà tornare, sarà il modo per dimostrare alla signora e a tutti la nostra cultura di ospitalità. Dobbiamo esprimere solidarietà alla signora e difendere gli operatori turistici e i lavoratori stagionali”.
Quanto è accaduto e balzato fuori in prossimità della stagione estiva e sta compromettendo seriamente la solidità della struttura alberghiera, nonostante la direzione dell’albergo abbia chiaramente espresso tutta la massima solidarietà alla turista vittima dello stupro e l’estraneità ai fatti, i social hanno dato vita ad una vera gogna mediatica. Continuano ad arrivare sulla pagina ufficiale messaggi negativi e molto pesanti che vanno ad intaccare il lavoro di tutti (si parla di 500 dipendenti e 30 anni di esperienza) e la ripercussione potrebbe pesantemente compromettere anche la stagione estiva per lo stesso hotel.
Proprio nei giorni scorsa gli ex dipendenti della struttura, accusati di aver stuprato la 50enne, sono stati ascoltati dal gip di Torre Annunziata, il gruppo ha dichiarato che la donna era consenziente al rapporto. Tutti hanno ripercorso quanto accaduto quella notte. Per quanto riguarda la provenienza delle droghe tutti e 5 i soggetti, attualmente detenuti a Poggioreale, hanno dichiarato di non saperne la provenienza e di non aver dato alcuno stupefacente alla turista. Gli esami su capelli e urine hanno riscontrato la presenza della ‘droga da stupro’ nel corpo della vittima proprio nel periodo del suo soggiorno, ma gli avvocati hanno riferito che la stessa è presente anche in ansiolitici e antidepressivi, avallati dal fatto che il gruppo non ha mai fatto riferimento alla droga né nelle chat, né nei messaggi. Ora si attende la decisione del gip, che dovrebbe arrivare entro oggi.
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