Scampia

Pistola puntata e sguardo fermo, la foto dell’aggressore di Arturo specchio del problema sociale di Napoli

Un giovane di 15 anni, F.C., è il primo a essere stato arrestato per l’aggressione ad Arturo, il ragazzo di 17 anni accoltellato 20 volte in via Foria a Napoli da una baby gang. Ritenuto dagli inquirenti il capo branco di quella brutale spedizione è attualmente recluso nel carcere di Airola con l’accusa di tentato omicidio.

E mentre procedono senza sosta le indagini per rintracciare gli altri tre ragazzi responsabili dell’aggressione, sconvolgono le foto del profilo Facebook di F.C.. Il 15enne compare con una pistola in mano puntata verso l’alto, poi spunta un tirapugni, strumento utilizzato nelle risse per ferire maggiormente il proprio avversario e poi immagini di tatuaggi e frasi inneggianti la filosofia criminale. Il profilo di un giovane che della criminalità ha fatto il suo modello di comportamento.

E sempre su Facebook è comparsa la frase di un amico di F.C. che lo incita a farsi forza e a non collaborare con le istituzioni:
“’O ‘na datti forza in quelle quattro mura“. La Procura dei Minori si sta muovendo per geolocalizzare il telefonino dell’indagato al momento dell’aggressione così da poter riuscire a trovare anche gli altri responsabili.
Resta tanta indignazione per quanto traspare dal profilo social del 15enne, un ragazzino che dovrebbe pensare alle ragazze, a giocare a calcio e che invece si diverte a emulare i criminali fino a diventare lui stesso un piccolo delinquente.

Quelle foto e quella frase a suo sostegno diventano così lo specchio del problema sociale incarnato nella città di Napoli, sono sempre di più le giovani leve che diventano baby criminali. Baby criminali non per forza assodati alla camorra, ma che a essa si ispirano per commettere gesti di efferata violenza, il più delle volte mossi dal desiderio di divertimento che si esaudisce soltanto con l’affermazione della propria forza.
E il fatto che sempre più giovani operino in questo modo tra Napoli e provincia è un problema che da tempo richiede un piano di intervento. La speranza è che quanto accaduto al povero Arturo muova le istituzioni a creare una strategia per riabilitare questi giovanissimi, prima che a tutto ciò ci si abitui e rassegni.

redazione

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