10 gennaio 2014. Fu in questa data che le porte del Grand Hotel La Sonrisa di Sant’Antonio Abate, in provincia di Napoli, aprirono per la prima volta i battenti all’emittente televisiva Real Time e, di conseguenza, all’Italia intera.
I riflettori illuminarono i chiaroscuri del matrimonio ‘alla napoletana‘ mettendone in evidenza sopratutto lo sfarzo kitsch. Il debutto fu accompagnato da aspre polemiche da parte di alcuni napoletani che si sentirono feriti nell’orgoglio. Le critiche principali mosse alla trasmissione televisiva riguardavano gli stereotipi negativi che, ancora una volta, venivano diffusi e confermati sui napoletani e Napoli, una città già tanto bistrattata dai mass media.
Da allora sono trascorsi ben due anni. Sembrano pochi ma in realtà… “Un uomo che ha sempre portato in alto la nostra Napoli. Un grande. Peccato che i migliori vanno via sempre per primi. Rimarrà nella storia di Napoli, Rip Don Antonio“. Questo è solo uno dei tanti commenti alla notizia della morte di Don Antonio Polese, un commento in grado di squarciare le tenebre che avevano oscurato il debutto televisivo del docureality.
Cosa è cambiato in due anni? Nulla, in fondo. I telespettatori, col tempo, hanno solo imparato a conoscere e, di conseguenza, ad amare l’ex macellaio della Sonrisa. I napoletani sono fatti così: fuoco e fiamme all’inizio e poi un cuore capace di accogliere e consolare chi è fatto della stessa pasta: della terra e del mare di questa città.
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