Camilla Canepa era una studentessa di 18 anni, morta poche ore dopo l’iniezione di vaccino AstraZeneca durante l’open day. La ragazza è deceduta a causa di complicazioni letali. La sua morte ha destato un grande scandalo sia per le modalità, in quanto si stavano somministrando i primi vaccini, sia per la giovanissima età di Camilla e per il fatto che non avesse patologie.
La procura ha chiuso indagine e ci sono ben 5 medici indagati, del pronto soccorso di Lavagna, proprio dove la 18enne si recò per due volte prima di essere trasferita a Genova. Quattro sono accusati di omicidio colposo. Secondo la Procura infatti non avevano eseguito le procedure previste dalla Regione in caso di “Vitt” ovvero la rarissima trombosi cerebrale associata a livelli di piastrine basse e scatenata proprio dall’iniezione di preparati a bade adenovitale. Proprio questa è stata fatale alla giovanissima.
Secondo la Procura se avessero eseguito la procedura, “con elevata probabilità avrebbe consentito alla paziente di sopravvivere”. Tutti e 5 sono poi stati indagati con accusa di falso perché nelle cartelle non avevano scritto che la ragazza si era vaccinata contro il Covid. Dall’autopsia era infatti emerso che Camilla non aveva nessuna patologia pregressa e che non aveva preso alcun farmaco. La morte per trombosi era quindi “ragionevolmente da riferirsi a un effetto avverso da somministrazione del vaccino anti Covid”.
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