È stato arrestato a Dubai nel 2020 dopo circa sette anni di latitanza. Bruno Carbone, oggi collaboratore di giustizia che si trova in Italia dopo l’estradizione, è stato uno dei principali broker e narcos della camorra. Secondo quanto riportato da Il Mattino, Carbone ha vissuto una storia assurda che ha preceduto il suo arresto. Una vicenda che lo ha costretto alla conversione all’Islam, fede che oggi il pentito ha abbracciato con tutto se stesso.
Carbone resosi conto di avere il fiato sul collo delle forze dell’ordine, aveva organizzato un viaggio – costato 60mila euro – per giungere in Siria, per poi raggiungere da li il Sud America. La tratta prevedeva una sosta in Turchia prima di oltrepassare il confine siriano. Ma giunto nel paese della famiglia Assad, è iniziata la sua disavventura. Carbone è stato rapito e prelevato dai terroristi dell’Isis.
Ha vissuto in una prigione, è stato sottoposto a torture e violenze, fisiche e psicologiche. L’Islam sarà stata, forse, inizialmente una scappatoia. Ma poi la fede in questa religione è servita a Carbone affinché superasse e resistesse a tutto quello che gli stava succedendo. E così è stato. Tutti i dettagli sono oggi al vaglio degli inquirenti che stanno continuando a indagare sui fatti.
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