Giangi Fonti, uno dei galleristi più influenti nel mondo dell’arte, continua il suo lavoro di scouting. Con l’artista angolose Kiluanji Kia Henda, ha avuto fiuto, scoperto per caso una quindicina d’anni nel suo paese d’origine, adesso ha quotazioni elevate. Tutto di pancia e viscere, ogni suo lavoro è una ricerca, ogni sua fotografia una denuncia.
Il nome della personale è evocativo “There are days that I leave my heart at home…(Selected works from 2006 -2009)” . Nelle sue opere di forte impatto visivo ed emozionale c’è tanta roba: il crollo dell’ impero coloniale, Fidel Castro e Che Guevara rivoluzionari nella guerra di liberazione l’indipendenza, ancora la guerra civile fino al 1991 e poi ancora diventa campo di battaglia della Guerra Fredda, ricca com’è di giacimenti petroliferi, si ritrova contesa e dalle due superpotenze, Russia e Stati Uniti.
La politica entra nei suoi scatti, e lui si infila dentro un tank, residuo bellico bucherellato dai proiettili russi, e fotografa quello che vede fuori, le macerie di una guerra. Da pioniere dell’Africafutirismo, ideologicamente impegnato, è stato inserito dal Washington Post tra i 100 pensatori leader.
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