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Alessio Bossis, crivellato di colpi nel parcheggio: “Figlio di una famiglia onesta e benestante”

Alessio Bossi, 22 anni, è stato ucciso lo scorso lunedì sera nel parcheggio di un’area di ristoro a Volla, in provincia di Napoli. Nel comune, al confine con il quartiere di Ponticelli, è avvenuto l’agguato nel quale ha perso la vita il ragazzo crivellato da ben 7 colpi.

E’ un agguato che si contestualizza nella faida tra i De Luca Bossa e i De Micco per il controllo di Ponticelli.  Il giovane aveva dei precedenti penali infatti nel 2019 fu arrestato perché ritenuto responsabile di una ‘stesa’ avvenuta in piazza Trieste e Trento.

Il post di Luciana Esposito

A raccontare chi si nasconde dietro l’identità della vittima è la giornalista Luciana Esposito che da anni segue la faida in corso nel quartiere di Ponticelli, periferia orientale di Napoli. “Figlio di una famiglia onesta e benestante, Alessio non ha scelto di affiliarsi per inseguire il fascinoso richiamo dei soldi facili. Anzi, seguendo le orme del padre avrebbe potuto garantirsi un tenore di vita ben più agiato. Quando era un ragazzino, grazie alle sue doti calcistiche era stato ingaggiato da una prestigiosa società del nord, ma ha voltato le spalle anche a quella opportunità”.

Una vita che sarebbe potuta essere diversa da come era e invece Alessio sceglie di affiliarsi al clan De Luca Bossa, nonostante la parentela con una figura di spicco del clan De Micco. Continua così: “Un destino scontato, soprattutto per l’ascesa camorristica alla quale è andato incontro in seguito alla sua scarcerazione. Alessio aveva ricoperto fin da subito un ruolo di spessore che gli stava consentendo di crescere rapidamente, così come prevedono le regole del sistema, sprezzante dei pericoli insiti nella faida in corso contro i De Micco, quei rivali ai quali è legato finanche da un vincolo di parentela, forse proprio questo lo ha indotto a credere di poter beneficiare di una sorta d’immunità. Pochi giorni fa aveva confidato ad alcuni amici di avere un brutto presentimento, ma non è bastato a salvarlo da quell’infame destino che continua a mietere giovani morti. Quando muore un ragazzo come Alessio, ad appena 22 anni, alcuni dei quali trascorsi in carcere, perdiamo tutti”.

redazione

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