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Ponticelli, l’agguato dopo l’arresto del figlio del boss: una delle vittime sarebbe innocente

Un innocente avrebbe potuto perdere la vita. A causa dell’agguato avvenuto oggi a Ponticelli il 56enne Antimo Imperatore è deceduto. Quest’ultimo era un muratore probabilmente trovatosi nel posto sbagliato al momento sbagliato. “Mio marito era lì per riparare una zanzariera, era il suo lavoro. Non c’entra niente con la camorra“, ha detto – secondo quanto riportato da Internapoli – Nunzia Lepre, moglie della vittima. Sarebbe stato invece legato al clan De Martino, ‘Carlone all’anagrafe Carlo Esposito, 29enne ed altro bersaglio dei killer.

Agguato a Ponticelli

In quattro, tra cui un minore, in sella a potenti scooter e in pieno giorno, seminarono il panico tra i passanti in quella zona del quartiere Ponticelli di Napoli ritenuto sotto l’influenza criminale della famiglia malavitosa rivale dei De Micco, contro la quale sono in guerra: figura anche Emmanuel De Luca Bossa, 23 anni, elemento di vertice dell’omonimo clan, recentemente messo in libertà (lo scorso 18 giugno) tra le quattro persone nei confronti delle quali la DDA di Napoli ha emesso un provvedimento di fermo.

L’arresto del figlio del boss

Il decreto è stato notificato solo ai maggiorenni del gruppo dai carabinieri: del minore, infatti, al momento non c’è traccia. Il provvedimento è stato emesso nell’ambito delle indagini sulla “stesa” (raid a colpi d’arma da fuoco esplosi all’impazzata, ndr) dello scorso 2 luglio che ha scatenato un “fuggi fuggi” generale tra i passanti e solo per fortuna non provocò vittime innocenti. Gli altri destinatari del decreto di fermo sono Vincenzo Barbato e Giuseppe Damiano, rispettivamente di 23 e 20 anni. Damiano e Barbato, tornati in libertà lo scorso maggio, vennero arrestati, nel settembre 2021, per avere puntato, insieme con altre persone, una mitraglietta Skorpio contro una “pantera” della Polizia.

Le indagini

Il minore, anch’egli componente del gruppo, in quell’occasione, riuscì a far perdere le tracce. Secondo quanto accertato dagli inquirenti, anche quando era ai domiciliari, Emmanuel De Luca Bossa ha impartito direttive agli affiliati, assumendo di fatto un ruolo dirigenziale. Le immagini dei sistemi di videosorveglianza analizzate dagli investigatori hanno registrato le fasi dell’azione di fuoco che si è protratta lungo un percorso di ben 60 metri.

redazione

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