Tremano di nuovo i Campi Flegrei, a Pozzuoli, questa mattina intorno alle 10.36. Dopo l’evento sismico di magnitudo 3.6, avvenuto nel pomeriggio del 29 marzo, torna la paura del bradisismo.
L’allerta è alta e il continuo sciame sismico inizia a preoccupare soprattutto alla luce dello scenario negativo futuro. Come riporta il Corriere del Mezzogiorno, il professore Giuseppe De Natale, vulcanologo e dirigente di ricerca di Ingv-Osservatorio Vesuviano, coautore di decine di studi internazionali sui Campi Flegrei, ha raccontato:
“Negli ultimi tempi, la popolazione dell’Area flegrea sente il bisogno forte di informazioni corrette e quanto più possibile precise sul fenomeno bradisismico, che ormai da 17 anni ha ripreso la fase ascendente. Proviamo quindi a rispondere, al meglio delle nostre attuali conoscenze scientifiche, alle domande più basilari che la gente si pone, e di cui, anche giustamente, si preoccupa. Queste considerazioni si basano su mie personali elaborazioni, frutto di circa 40 anni di studi scientifici sul bradisismo, e non rappresentano necessariamente la posizione ufficiale dell’Ingv, l’ente in cui lavoro. Inoltre, le basi scientifiche dettagliate del discorso sulla sismicità e la sua verosimile evoluzione, sono state pubblicate, rispettivamente nel 2017 e nel 2018, su due riviste scientifiche internazionali: Nature Communications (2017) e Earth Science Reviews (2018). Ciò che preoccupa (e spaventa) di più è ovviamente la sismicità.
La sismicità è di fatto assente nell’area flegrea, tranne nei periodi di sollevamento del suolo. Il sollevamento del suolo (bradisisma, appunto) è provocato dall’aumento di pressione in una sorgente localizzata ad una certa profondità: questo aumento di pressione, in parte produce il sollevamento (rigonfiamento) del suolo, e in parte produce fratturazione delle rocce, e quindi terremoti. È importante sottolineare che, quando le rocce sono sottoposte a livelli di pressione (o sforzo, termine equivalente) relativamente piccoli, esse rispondono deformandosi, ossia con il solo innalzamento del livello del suolo; all’aumentare del livello di pressione, non tutto l’aumento di pressione riesce ad essere compensato dalla deformazione, e la roccia comincia a fratturarsi, generando terremoti. Per livelli di pressione molto alti, le rocce non riescono più a sostenerli deformandosi, e dunque ogni minimo aumento di pressione si tradurrà esclusivamente in fratturazione delle stesse (terremoti). Nella terza fase (ossia quando lo sforzo è superiore alla soglia di resistenza fragile delle rocce) un aumento significativo di pressione può quindi generare fratturazione sempre più ampia, fino a connettere la superficie con gli acquiferi ad alta pressione oppure con la sorgente magmatica: nel primo caso si avranno eruzioni freatiche, nel secondo eruzioni magmatiche o freato-magmatiche”.
In merito al sollevamento della darsena di Pozzuoli ha specificato: “Un’altra questione che sta preoccupando molto la popolazione flegrea è il livello del fondale nel porto di Pozzuoli, ormai spesso in secca. È chiaro che questo fenomeno dipende da diversi fattori: quelli più noti sono le maree e il sollevamento bradisismico; ma spesso si dimentica la sedimentazione sul fondale. I 38 anni di sedimentazione spiegano perché, anche a parità di livello del suolo rispetto al 1984, nei periodi di bassa marea la secca nel porto di Pozzuoli e nelle aree limitrofe è molto più marcata che 38 anni fa”.
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