Andrà al processo Mariano Cannio, il domestico accusato per l’omicidio del piccolo Samuele. Il bambino è morto in seguito a una caduta dal balcone dell’abitazione in cui viveva lo scorso 17 settembre. A lasciarlo cadere giù proprio il 38enne che ha poi confessato. E’ stato dichiarato capace di intendere e di volere al momento del fatto e per questo i procuratori Vincenza Marra e Barbara Aprea hanno chiesto un processo con il rito immediato.
Questa decisone è stata presa in seguito all’incidente probatorio. A novembre, dopo due visite in carcere da parte dei consulenti designati dagli avvocati Domenico De Rosa, legale dei genitori del piccolo, e Mariassunta Zotti, difensore di Cannio, si è giunta a questa conclusione: Cannio era in grado di intendere e di volere e per questo sarà processato.
La tragedia risale allo scoro 17 settembre quando Samuele precipitò dalla sua casa al quarto piano di via Foria, morendo. Inizialmente si pensò a un incidente, ma solo dopo, quando la mamma del bimbo parlò del domestico presente in casa, gli investigatori capirono. Cannio si era infatti allontanato dopo la morte del bambino. In serata fu rintracciato in casa sua e confessò, in maniera confusa, di aver preso il bambino in braccio e di averlo lasciato cadere dal balcone.
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