Aeroporto di Capodichino: ogni tanto uno scuorno

Carissimi Babbo Natale e Sindaco Manfredi, che per me in questo momento siete un po’ la stessa persona visto che ho da chiedervi la stessa cosa: funzionalità ed efficienza. La bellezza da cartolina di Napoli ce la siamo trovati. Mentre le prime due dobbiamo meritarcele, altrimenti Crozza non ci direbbe più che siamo la città più bella del mondo.

Nelle stesse ore in cui il sindaco inaugurava la sfavillante Galleria Vittoria (a lui va il merito dell’ultimo colpo di accelerazione per far terminare i lavori, malgrado il furto last minute di un chilometro e mezzo di cavi di rame), in zona aeroporto un guaio. Si aggiusta di qua, ma si sgarrupa di là.

Mi lascio alle spalle un crogiolo di Via del Riposo, largo del Perdono… nomi che sembrano usciti da una letteratura ottocentesca per trovarmi nell’inferno urbano. All’incrocio per imboccare la strada dell’aeroporto dove convergono le quattro vie, senza semaforo, era tutto un ingorgo (passo io, no passo prima io, ma va fa …) e nessuno avanzava. Per percorrere un paio di km 40 minuti senza neanche arrivare a destinazione. La strada d’accesso all’aeroporto era ridotta a una sola corsia. A peggiorare la situazione pure i lavori in corso.

Alla fine sotto gli occhi sbalorditi di Francesco, lo chaufferino, scendo dalla Panda e a piedi mi faccio una serpentina fra i gas di scarico delle auto incolonnate (benedetta mascherina che servi pure a quello) trascinandomi la valigia. Così ha fatto una fiumana di viaggiatori che rischiavano di perdere l’aereo. Viaggiavo con una delle meno simpatiche compagnie low cost.

Basta un ritardo di pochi minuti al comptoir e ti rimbalzano come una pallina di ping pong. E se sono riuscita a fare il checking on line lo devo solo a Klaus Schuwerk, architetto al top, il tedesco più napoletanizzato che conosca. La sua battuta è stata profetica: “Preferisco andare a piedi che prenotare un volo con loro…”. Arrivati in prossimità del terminal davanti a noi un ventaglio di 5, dico 5, corsie, libere, asfaltate e soleggiate, non ci passava un’anima…Bastava aprirne due per rendere il traffico più fluido, o no? Il buon senso c’era ma se ne stava nascosto per paura della coglionite burocratica.

Non voglio infierire visto che sotto l’albero di natale già troviamo la galleria infiocchettata, ma metterci le ali per volare, è chiedere troppo? Le foto che allego parlano più di mille parole.

P.S. 1) Atterro a Frankfurt Hahn, head quarter della compagnia low cost, nel mezzo di niente (non dovrebbe neanche chiamarsi Francoforte, e come se l’areoporto di Bologna, si chiamasse G.Marconi Milano) mi tocca prendere un B.B. alla reception dove se ne fregono del green pass vaccinale. Mi chiedono solo di esibire il tampone fatto nelle 24 ore precedenti. Cosa vorrà dire secondo voi?

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Januaria Piromallo

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