Si chiamava Lara Arreguiz, aveva 22 anni ed è morta di Covid in un corridoio d’ospedale, dopo aver atteso per ore che si liberasse un posto. E’ accaduto a Santa Fe, nel nordest dell’Argentina. La mamma della ragazza, Claudia Sanchez , ha immortalato le condizioni in cui è stata lasciata sua figlia.
“Una signora che aspettava anche lei le ha prestato la sua giacca per coprirsi. Ho sentito molta importanza ed è per questo che ho scattato la foto“. L’immagine di questa giovanissima ragazza ‘accucciata’ nel corridoio di un ospedale mentre aspetta le cure, ha fatto il giro del web.
Lara non ce l’ha fatta e questa tragedia ha acceso i riflettori sulla precarietà del sistema sanitario argentino. Nello scatto la ragazza è distesa a terra, con la testa appoggiata alla borsa e coperta da una giacca di jeans, occhi chiusi e in dosso la mascherina.
La 22enne era diabetica, avrebbe quindi avuto bisogno di un tempestivo intervento che purtroppo non è avvenuto. La madre ha denunciato quanto avvenuto a sua figlia attraverso il suo profilo Facebook: “So che nessuno mi restituirà mia figlia, ma non voglio che nessun altro attraversi di nuovo questa situazione. È così che si aspettava di essere trattata nel nuovo ospedale di Iturraspe. Si sentiva molto male e aveva bisogno di farlo. Ho chiesto il permesso di farla salire su una barella che c’era e loro non mi hanno autorizzato. Così si è sdraiata per terra ad aspettare il suo turno”.
La mamma poi aggiunge: “Era una paziente a rischio, insulino dipendente da quando era 10 anni. Venivamo dal [centro sanitario] Protomedico con un positivo per Covid e polmonite bilaterale. L’ho annunciato dall’inizio e anche allora non avevano un po’ di buon senso ed empatia. I medici l’hanno vista sdraiata lì e l’hanno guardata come un mostro e non l’hanno fatta entrare. Per non parlare delle nove ore che ha trascorso in servizio di guardia. È stato tutto molto ingiusto. Mancanza di solidarietà, professionalità ed empatia”. “Lara ha ottenuto il letto molto tardi”, aggiunge Claudia, “abbiamo camminato avanti e indietro per quasi due giorni per averlo. E negli ultimi momenti è andata in terapia. Era una paziente a rischio e dovrebbe essere una priorità nelle cure. I medici fanno un giuramento e qui non lo hanno adempiuto”.
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