Lo confesso subito: Sono una erridelucologa, chi lo ama lo segue e basta. E io lo seguo dal primo romanzo “Non ora, non qui”, correva l’anno 1989. Erri aveva 40 anni e cominciava un’altra fase della sua vita, dopo essere stato operaio, muratore, autotrasportatore, giornalista, sceneggiatore, drammaturgo, contestatore,… e molto di più. E io e Erri, abbiamo frequentato poi stesso liceo classico, il mitico Umberto. Lui era in classe con Sebastiano Maffettoni, che poi sarebbe diventato docente di Filosofia della Politica.
Conosce le Sacre Scritture meglio di qualsiasi persona che si dichiara cristiano ma è un narratore non credente. Sviscera la napoletanietà con le sue luci e ombre ma vive a Roma da 50 anni. E’ nato in una città di mare ma la montagna è il suo habitat e ha scritto “La cima è il mio punto e a capo. Bello per me che coincide con il cielo”. Scala la montagna, falangi conficcate nella roccia perché “Una vetta raggiunta è il bordo di confine tra il finito e l’immenso”.
Vive in campagna, in una casa recuperata da un rudere con le sue mani mattone su mattone, una vita semplice senza fronzoli, isolato dal mondo che non ha niente a che vedere con le misure rispettive imposte dalla pandemia. Essenziale nello stile di vita e nelle parole. Che poi sono tradotte in 30 lingue a ogni latitudine. ”La ricchezza addobba spazi che poi lascia vuoti. Ha troppi possedimenti da abitare.” Ama il dialogo purché non sia un interrogatorio.
Non si è mai sposato, non appartiene alla categoria mariti: “Sono rimasto scapolo dopo un paio di provvidenziali rifiuti. E, forse, lo considero una benedizione. Per loro, naturalmente”. Ma dell’amore ha scritto: “Com’è importante stare a due, maschio e femmina per questa città. Chi sta solo è meno di uno.” Ha dedicato una poesia a mamma Emilia: In te sono stato albume, uovo, pesce, le ere sconfinate della terra ho attraversato nella tua placenta…
“Grandezza Naturale” ( Feltrinelli), dedicato al padre, appena uscito, è già un Evento. Storie estreme di genitori e figli. In alcune come il Sacrificio di Abramo attinge alla ricchezza del testo biblico. Mentre la figlia del vecchio nazista, nel tentativo di mettersi al riparo dal torto del padre carnefice, sceglie di non procreare. Il padre di Erri nacque nel ‘18, quarto figlio, fu concepito prima che il padre venisse richiamato alle armi per la guerra.
“Si usava allora, prima di avviarsi, che un marito lasciasse la moglie in gravidanza. Mio padre nacque, ultimo dei figli, da questa premura. Le eredità non provengono da un testamento, non passano per l’ufficio di un notaio”. Invece Erri: “Sono rimasto figlio, il padre di nessuno”.
pagina Facebook Januaria Piromallo
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