Arriva in Italia e il ‘fidanzato’ la vende e la costringe a prostituirsi anche sotto effetto di droga, con coraggio denuncia i suoi aguzzini e li fa arrestare. E’ questa la storia vissuta da una ventenne romena, finita nelle mani di una connazionale e di tre albanesi, accusati a vario titolo dei delitti di riduzione in schiavitu‘, tentata alienazione di schiavi, tentata estorsione aggravata, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, cessione di sostanze stupefacenti.
Assieme a loro in carcere e’ finita anche la compagna di uno dei tre, anche lei romena, trovata in possesso al momento della perquisizione di mezz’etto di cocaina. Le indagini sono scattate nell’estate del 2019, quando una donna di origini romene si e’ presentata alla Stazione Carabinieri di Tuscania (Viterbo), denunciando la scomparsa della figlia della quale non aveva notizie da diverso tempo: in un secondo momento, spiegava di aver saputo che la figlia era stata condotta dal fidanzato prima in Inghilterra e poi in Romania, per essere poi condotta in Italia e fatta prostituire nella zona nord-est della capitale.
I militari del Nucleo investigativo di Viterbo, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma, hanno verificato che la giovane era stata letteralmente venduta dal fidanzato, per la somma di 10.000 euro, a T.D., 44 anni, anche lei di origini romene che, a Roma, gestiva la prostituzione di diverse altre ragazze di origini romene e moldave: per’riscattare’ la somma pagata, la ragazza, peraltro con un leggero deficit cognitivo, veniva costretta a prostituirsi in strada tutte le notti e sottoposta a continue vessazioni.
La giovane era anche costretta ad assumere sostanze stupefacenti prima di essere portata in strada, quando non ‘lavorava’ veniva tenuta segregata in casa. Un cliente, che si era innamorato di lei, aveva provato a salvarla, ma gli aguzzini avevano chiesto 8mila euro per riscattarla, l’uomo si era rifiutato ed era stato minacciato dai malviventi, poi era riuscito a fuggire.
Quando, con l’aiuto di un altro connazionale, la vittima e’ riuscita a fuggire e a fare rientro a casa della madre, sotto la tutela dei carabinieri, i militari hanno ricostruito il giro di prostituzione gestito da T.D. e dai suoi complici: prima del lockdown del marzo 2020 le donne controllate dall’organizzazione venivano fatte prostituire in via dei Prati Fiscali, mentre successivamente le prestazioni sessuali, ‘pubblicizzate’ online, si svolgevano in appartamenti della capitale o direttamente a casa dei clienti.
Sempre nel corso delle indagini e’ emerso anche che gli indagati gestivano, sempre a Roma, una fiorente attivita’ di spaccio di cocaina consegnando le dosi anche a domicilio, avvalendosi di taxi oppure facendosi passare per rider addetti alle consegna di cibo. Ingente il volume di affari quotidiano: una media di 600 euro dalla prostituzione e 1.500 dalla droga. In manette sono finiti, oltre a T.D., rintracciata a Catania, K.G., 40 anni, K.E., 27 anni, e M.B., 20 anni, tutti e tre albanesi e tutti e tre rintracciati a Roma.
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