Secondigliano

“Penso alla Calabria”, la ‘minaccia’ di De Magistris incombe sui calabresi

Non è più un’indiscrezione ma un fatto che potrebbe diventare realtà entro la fine della settimana. Al massimo, per l’inizio della prossima, sapremo se Luigi De Magistris si candiderà alla presidenza della Regione Calabria. Se così sarà, fossi calabrese, farei i dovuti scongiuri.

La Calabria è una delle sette ‘sorelle’ del Sud, ovvero fa parte della ‘famiglia’ delle regioni meridionali (inclusa anche l’isolana Sicilia). In comune questi territori hanno una caratteristica: un enorme potenziale legato a storia, cultura, paesaggistica e gastronomia, macchiato da tante inefficienze.

Tra queste: la mala politica che ha amministrato male le regioni per anni; gravi problemi sociali legati, ad esempio, alla disoccupazione, alla dispersione scolastica e ad un alto tasso di povertà; un confine sempre più labile, che spesso in molti strati della popolazione scompare, tra comportamenti legali e illegali.

Infine la sanità. Un tema che a causa della pandemia scatenata dal coronavirus ha reso vittima la Calabria delle incompetenze del Governo centrale e di quello locale. Il riferimento è alla grottesca nomina dell’ultimo Commissario. Il tutto è coinciso con la triste scomparsa della Governatrice Jole Santelli.

Ma poiché i guai non si presentano mai da soli ed evidentemente al peggio non c’è mai fine, ecco la ‘minaccia’ di De Magistris ai calabresi: “Deciderò tra domenica e lunedì, la sfida è allettante. Sto ricevendo molti segnali di stima dal basso della società civile calabrese. Questo potrebbe spingermi ad accettare un’eventuale candidatura. Conosco la Calabria è una terra che amo“.

È vero, De Magistris conosce bene la Calabria. L’ex Pm ha vissuto a Catanzaro diversi anni dove ha esercitato la professione di magistrato. Un percorso finito male. Le sue principali inchieste non hanno avuto fortuna, pur influenzando lo stesso – in negativo – la vita politica del Paese.

Senza contare i forti contrasti che l’attuale Sindaco di Napoli ha avuto, sia con alcuni colleghi che con i capi di allora della Procura. Lasciando da parte i dettagli di tali vicende, è giusto passare direttamente all’avventura che ha visto De Magistris ricoprire il ruolo di primo cittadino del capoluogo partenopeo.

De Magistris in Calabria

Bisogna dare atto al Sindaco di essere stato uno dei pochissimi Pm a dimettersi dalla magistratura prima di intraprendere la carriera politica. Avvenimento raro nell’oceano di togati che in aspettativa ricoprono ruoli, spesso non marginali, all’interno della macchina amministrativa pubblica.

Seconda lancia spezzata nei confronti di Dema: l’essere stato una sorta di avanguardia populista, campanilista e anti politica di governo, prima che il Movimento 5 Stelle sfondasse a livello nazionale. De Magistris per la propaganda utilizzata è stato un pò il ‘Salvini del Sud‘, creando dei conflitti ideologici tra NapoliRoma e il Nord.

De Magistris ha ‘infinocchiato’ il popolo perdente e politicamente non rappresentato della sinistra. Gli elettori avranno visto nella bandana arancione del Sindaco qualche spiraglio di rosso nostalgico. Così il magistrato del Vomero è diventato il paladino del popolo, anti casta e anti poteri forti.

Purtroppo la fiaba è durata pochi anni. Passato l’entusiasmo provocato dall’ondata di turismo che ha risollevato l’immagine di una Napoli sotterrata dai rifiuti, è emersa la cruda realtà: una città abbandonata a sé stessa, i cui servizi primari non funzionano e non sono garantiti ai cittadini. Si è salvata solo la cultura, grazie all’eccellente lavoro dell’ex Assessore Nino Daniele.

Decoro urbano, strade dissestate, trasporto pubblico, welfare, rifiuti, periferie, servizi scolastici, verde pubblico. In tutti questi settori De Magistris ha mantenuto la sua promessa: “Scassam tutte cose!“. Frase urlata in pieno delirio quando il primo cittadino era al culmine dei consensi.

Le massime, “Voto per il meno peggio“, o “Voto lui per non far vincere l’altro“, si sono infrante al secondo mandato. In questo caso De Magistris, considerata l’elevata astensione, è stato praticamente eletto da meno della metà degli aventi diritto al voto.

Cambi di assessori e maggioranze come se stessimo giocando al Monopoli, continui rimpasti e Giunta costantemente appesa a un filo quando si è trattato di votare il bilancio. Il finale? Una città dimenticata dai suoi amministratori e senza neanche un centesimo nelle proprie casse.

Bella e impegnativa la sfida che attende i prossimi candidati per la poltrona di Palazzo San Giacomo. Forse è per questo motivo che nessuna delle altre forze politiche si è assunta la responsabilità di far cadere la Giunta Arancione. Quindi, dopo averci provato per le regionali in Campania e cercato di trovare sponde per uno sbocco in Parlamento, a De Magistris non è rimasta che la Calabria.

Cari fratelli e amici calabresi, nel caso in cui la candidatura diventasse ufficiale, la scelta e la responsabilità saranno vostre. Pensateci bene prima di mettere una croce sulla scheda elettorale. Perché è vero, Governatore e Sindaco sono due ruoli differenti. Ma è altrettanto sacrosanto pretendere che la Calabria risorga e che non venga definitivamente ‘Scassata“.

redazione

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