Nel giorno in cui la salma di Diego Armando Maradona viene seppellita, il suo rivale nel campionato italiano degli anni ’80, l’asso francese Michel Platini, gli tributa gli onori in un’intervista rilasciata a Emanuela Audisio di Repubblica, nella quale dice che in campo è stato “magico e magnifico”.
“Non siamo mai stati nemici, ma venivamo da esperienze, famiglie, paesi passioni diverse. La nostra educazione, la nostra crescita è anfata per strade che non si incrociavano. Lui veniva dall’Argentina dove il pallone e antico, ancestrale, viscerale, un modo di vivere del popolo. Prende la testa, il cuore i polmoni. Lì il calcio è primordiale, è un graffio delle cavernne, è un tatuaggio sulla pelle. Sifa vedere e sentire, un’identità forte, un sentimento nazionale, è come la tua mamma”, premette Platini.
“Diego è stato eccessivo, ma raramente ha sbagliato gioco. In campo è stato magico e magnifico, sul resto della sua vita non mi permetto di entrare”. Platini ricorda come Maradona amasse la dimensione collettiva, amasse essere toccato, “aveva un bisogno carnale di contatti, dove c’era un mucchio, lì trovavi Diego, sudato e felice. Amava essere amato”.
Un’esperienza diversa dai campioni di oggi. “(…) ma voi li vedete Messi, Ronaldo, Neymar e tutti gli altri? Non sono più avvicinabili, girano al largo dai tifosi, guai a sfiorarli, non ci sono più occasioni. Diego non ci teneva alla giusta distanza, per lui non esisteva”.
Nell’eterno confronto tra Maradona e Pelé, alternativamente considerati l’uno e l’altro il miglior giocatore della storia, Platini ha una sua visione di Maradona. “E’ stata la persona che ha amato di più il calcio, quello che ha fatto lui non lo farà più nessuno. Pelé è stato lo Spirito Santo in pochi lo hanno visto, le immagini di Diego invece sono negli occhi di ogni gioventù”.
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