Siamo arrivati all’ordinanza numero 83 in Campania. Da quando è iniziata l’emergenza epidemiologica si è assistito a un quantitativo enorme di provvedimenti, molti dei quali poiché poco chiari, sono stati seguiti da diversi chiarimenti. Disposizioni su disposizioni che invece di spiegare ai cittadini i comportamenti da seguire e le regole da rispettare, hanno generato un caos imbarazzante.
Ordinanze che sono apparse fin da subito poco chiare, criptiche e sicuramente non semplici. Proprio quel documento che dovrebbe chiarire ogni dubbio e indicare le disposizioni in modo semplice così da poter essere rispettato, senza appigliarsi a “un errore di interpretazione”, è diventato un labirinto dai cavilli insidiosi in cui è difficile trovare “la strada”. Ma aldilà dei vari rimandi, è proprio la mancanza di chiarezza ad aver alimentato l’incertezza tra chi è chiamato a seguirlo: i cittadini.
Così è capitato spesso che alla firma di un nuovo documento le interpretazioni distorte si facessero spazio tra i vari gruppi Whatsapp e sui social, generando un caos generale. “Cosa dobbiamo fare?”, “Quando parte il coprifuoco?”, “Le scuole sono aperte?”, queste le domande che hanno accompagnato, ad esempio, la penultima ordinanza, la numero 82.
In questo caso si è deciso di parlare dell’apertura delle scuole primarie, pur senza aver preso alcuna decisione. Il testo parla di “monitoraggio dell’Unità di Crisi” al fine “di un’eventuale riapertura“. La scorretta interpretazione ha generato un tam-tam di messaggi tra molti genitori per i quali la riapertura delle elementari sarebbe stata ufficialmente il prossimo 26 ottobre. Ipotesi che tra l’altro, considerato l’aumento dei contagi (è stato detto che l’Unità di Crisi si sarebbe espressa in base al numero dei contagi), appare sempre più improbabile.
Quest’ultimo provvedimento, poi, è stato anticipato da un post sulla pagina del governatore De Luca, “ULTERIORI MISURE DI PREVENZIONE E CONTRASTO ALL’EPIDEMIA: ANTICIPAZIONE SUI CONTENUTI DELL’ORDINANZA IN PUBBLICAZIONE” che parlava anche di coprifuoco “a partire dal prossimo fine settimana”. Coprifuoco che non figura nella numero 82, perché ancora non era stato confermato dal Ministero della Salute. Ufficializzato questo giovedì con l’ordinanza numero 83.
Anche in quest’occasione c’è stato un bailamme totale, prima che fosse firmata la ottantatreesima c’è chi ha creduto che l’imposizione del coprifuoco era ancora da decidere, chi non ha capito quando cominciasse. Ci si potrebbe soffermare anche sulla decisione di limitare gli spostamenti tra differenti province in Campania ma non per altre regioni, un provvedimento apparso paradossale. Ma forse qui si è preferito attendere una decisione del Governo nazionale prima di chiudere “i confini”.
Ci sono poi le disposizioni per i locali – come bar e ristoranti – che sono cambiate continuamente, rendendo di fatto impossibile ai gestori qualsiasi tipo di programmazione dai turni dei dipendenti agli ordini per i fornitori. Attività che si sono già viste ridurre gli orari di apertura, hanno dovuto iniziare a vivere alla giornata, senza alcuna previsione, scenario difficile dal punto di vista economico. Ancora più a amaro se a questo si sommano le perdite subite durante i mesi di lockdown.
Un quadro normativo, dunque, che è apparso all’opinione di molti un po’ vacillante. Sarebbe stato troppo chiedere una gestione più strutturata? Eppure il tempo per organizzarsi c’è stato, la seconda ondata di contagi era stata ampiamente prevista. Quesiti che valgono anche per i provvedimenti nazionali. Impossibile dunque, non provare un po’ di sconcerto in un momento in cui i cittadini avrebbero bisogno di certezze da chi gli rappresenta. Invece, ci si trova a dover fare i conti con provvedimenti continui, che sembrerebbero essere dettati più dal panico della situazione che da un ragionamento logico e accurato.
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