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Colli Aminei, parla il ragazzino aggredito: “Ho avuto paura, ho pensato ai miei genitori, cercavo via di fuga”

Ha 13 anni il ragazzino che è stato aggredito da un gruppo di bulli in un parco dei Colli Aminei. Grazie al video, girato da uno dei membri della gang e diventato virale sui social, la polizia postale è riuscita a identificare i responsabili e a denunciarli, sono tutti minorenni. La vittima ha raccontato cosa è accaduto in un’intervista a Il Mattino.

Il racconto della vittima della violenza ai Colli Aminei

Ha spiegato che è caduto in una trappola, aveva appuntamento con uno dei suoi aggressori e quando è arrivato, si è trovato accerchiato da 10 ragazzi. Il litigio è nato su una chat, dove il tredicenne ha avuto una discussione con uno dei minori che poi l’ha malmenato. Pensava che quell’incontro sarebbe dovuto essere un chiarimento e invece si è rivelato in un’imboscata. “C’era stato un litigio in una chat, ci eravamo insultati reciprocamente, poi lui mi ha invitato a vederci nel parco La Pineta, dove ci sono i giardinetti, a pochi passi dalla Chiesa. Ci sono andato e ho capito che era una trappola“.

LEGGI ANCHE: IDENTIFICATI GLI AGGRESSORI 

Il tredicenne ha raccontato la paura vissuta, spiegando che l’aggressione è durata anche di più di quanto si vede nel video: “Erano una decina, mi hanno circondato e non avevo alcuna possibilità di difendermi. Ho capito subito cosa stava accadendo, ho avuto paura e ho solo cercato di evitare il peggio“. Il ragazzo ha poi detto di aver chiesto scusa più volte, come si vede nel filmato, ma non è riuscito a evitare che lo picchiassero.

Ha provato a evitare i colpi senza reagire, ha pensato ai suoi genitori: “Ho pensato a mio padre, che è un lavoratore ed è dedito al volontariato, alla mia famiglia. Non volevo dargli una brutta notizia, tipo che mi ero messo in un pasticcio, non volevo deluderlo”. Ha provato in tutti i modi a cercare una via di fuga, ma purtroppo non c’è stato modo di scappare da quell’aggressione: “Speravo che qualcuno intervenisse, mentre cercavo solo una via di fuga. Per il resto ho sempre sperato di non mettermi nei guai”.

Il padre gli ha detto che si è comportato bene e che non deve avere vergogna per quello che è accaduto, perché è solo una vittima. Per i suoi aggressori ha un pensiero: “Non capisco che tipo di soddisfazione ci può essere nel picchiare una persona che non si può difendere. Erano dieci contro uno, come si fa a non provare vergogna per quelle immagini”.

redazione

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