“Cari Matteo e Pierluigi, anche dopo questo addio, per Trieste voi resterete i luminosi figli delle stelle”. Queste le parole di monsignor Giampaolo Crepaldi, arcivescovo della città trentina, durante i funerali dei due poliziotti, il laziale Matteo Demenego e il napoletano Pierluigi Rotta, uccisi il 4 ottobre scorso all’interno della Questura. Chiesa di Sant’Antonio Taumaturgo gremita per l’ultimo saluto ai due agenti. Un lungo applauso ha accolto l’ingresso dei feretri e dei familiari.
“Con questa santa Messa – ha aggiunto l’arcivescovo -, Trieste vi offre il suo ultimo e affettuoso saluto, mentre resta fisso nella memoria di tutti il 4 di ottobre, festa di san Francesco, Patrono d’Italia, quando una follia omicida, spropositata e crudele, ha privato le vostre giovani vite di un futuro pieno di propositi e progetti”.
“Sono certo che, dopo questo atto di addio, Trieste – ha assicurato il vescovo – continuerà a ricordarvi come i suoi angeli e, con lungimiranza umana e civile, vi ha già dedicato un segno a perpetua memoria del vostro sacrificio, che resti come un monito soprattutto per le giovani generazioni, che da voi sono chiamate ad imparare una fondamentale lezione di vita: a costruire sono gli uomini e le donne pronti al servizio e al dono di sé, mentre a distruggere sono quelli che coltivano la violenza, l’odio e il proprio egoistico interesse”.
Presenti il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, il capo della Polizia, Franco Gabrielli, il presidente della Camera, Roberto Fico, l’ex ministro della Difesa, Roberta Pinotti oltre ai sindaci di Trieste, Gorizia e il vicesindaco di Pordenone.
Nell’omelia monsignor Crepaldi ha ricordato anche l’incontro con le mamme dei due agenti, a cui ha donato il rosario. “Noi abbiamo tanta fede”, gli hanno confidato le due signore. “Questa singolare confessione delle vostre mamme – ha aggiunto il vescovo – mi ha molto colpito ed è stata per me come una testimonianza vivissima che mi ha fatto capire che il buio tenebroso della vostra morte che aveva avvolto tutti e tutto era stato squarciato dalla luce, pur tenue e tenera, di una stella, la stella della fede”.
Poi il ricordo del video dei due agenti in servizio che rassicuravano i cittadini: “Mentre meditavo sulla stella della fede che ha illuminato anche il vostro percorso di vita, mi è venuto spontaneo andare con la mente – ha confessato Crepaldi, concludendo – ad un video amatoriale che avevo visionato, prodotto durante una notte mentre stavate facendo il vostro lavoro, dove, con la gioiosa maturità dei vostri trent’anni, invitavate i cittadini di Trieste a dormire tranquilli, perché a vigilare sulla loro sicurezza c’eravate voi che vi definite figli delle stelle”.
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