Ha messo a segno una evasione storica, creando caos e polemiche sulla gestione del carcere napoletano di Poggioreale. Dalle 9 di domenica 25 agosto il muratore polacco Robert Lisowski è ricercato dalle forze dell’ordine di Napoli. Al vaglio le telecamere di videosorveglianza presenti nella zona del penitenziario. Robert, 32 anni, approfittando dalla messa domenicale è riuscito ad eludere i controlli, calandosi con un corda di più lenzuola dal muro di cinta che dà su via Porzio.
Una volta in strada, il detenuto arrestato nel dicembre del 2018 per omicidio, è sparito. Probabilmente c’era qualcuno ad aspettarlo e ad agevolare la sua fuga. Su questo aspetto e su tanti altri buchi della sicurezza interna al carcere sono in corso gli accertamenti della Procura di Napoli. Intanto il 32enne prima dell’evasione si è rasato i capelli per provare ad essere meno riconoscibile rispetto alla foto segnaletica diffusa dalla polizia.
L’OMICIDIO – Robert Lisowski, che viveva nei Quartieri Spagnoli, venne arrestato il 6 dicembre 2018 dalla Squadra Mobile di Napoli perché ritenuto responsabile dell’omicidio del collega e muratore ucraino Iurii Busuiok, ucciso la notte del 1 dicembre all’esterno di un locale di via Mario Pagano frequentato da immigrati dell’Est Europa. Iurii era intervenuto per sedare una lite nata tra Lisowski, una donna che importunava e il fidanzato di quest’ultima. Fu proprio la donna a chiedere a Iurii di intervenire in sua difesa.
Il 36enne ucraino provò a fare da paciere ma Roberto Lisowski, completamente ubriaco, tirò fuori il coltello di cui era in possesso e sferrò più coltellate. Esattamente tre. Una alla giugulare, una al cuore e una alla mano. Fendenti che non lasciarono scampo a Iurii.
Intanto non si fermano le polemiche. “Un’evasione annunciata” secondo Emilio Fattorello, responsabile campano del Sappe (Sindacato autonomo polizia penitenziaria) parla dell’evasione dal carcere napoletano di Poggioreale del 32enne polacco Robert Lisowski. “Da tempo – spiega Fattorello – abbiamo denunciato lo stato di invivibilità e difficoltà operativa che come corpo di polizia viviamo a Poggioreale. Abbiamo circa mille detenuti in più rispetto alla capienza, in una struttura vecchia, creata oltre un secolo fa per un concetto di detenzione retributiva. Oggi c’è da un lato una massa di detenuti, dall’altro una carenza organica che non ci consente di garantire livelli adeguati di sicurezza. Abbiamo fatto denunce su denunce, anche all’autorità giudiziaria, ma ogni volta che c’è un evento critico all’interno del carcere la polizia penitenziaria diventa il capro espiatorio”.
“In tutto l’istituto ci sono dalle 50 alle 60 unità nei diversi padiglioni e posti di servizio, sono coperti solo i minimi livelli di sicurezza”. Secondo Fattorello l’idea lanciata ieri da alcuni sindacati di abbattere il carcere di Poggioreale “è una provocazione. Poggioreale, anche se tra mille difficoltà, va avanti. Piuttosto – conclude – bisogna adeguare la struttura che risale a oltre cento anni fa”.
“Negli ultimi tempi le carceri sono diventate passerelle per i politici. Il Governo del cambiamento non ha portato alcun cambiamento e sulle carceri sono state fatte tante promesse a vuoto, a cominciare dall’arrivo di nuovi agenti e operatori di sostegno”. Lo ha detto Ciro Auricchio, segretario regionale campano dell’Uspp (Unione sindacati di polizia penitenziaria), “Bisogna avere – ha detto Auricchio intervenuto a Radio Crc – l’onestà intellettuale di ammettere che non c’è stata una politica di riforma e che la politica è stata assente per quanto riguarda le carceri. Ci vuole una presa di coscienza della politica sul tema: quando si formano i governi, nelle agende politiche le carceri finiscono sempre dietro, non c’è una presa di coscienza sul sistema penitenziario che è un tema di una drammaticità assurda”.
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