Una bomba, con elevato potere esplosivo, e tre proiettili di grosso calibro, tutti riconducibili alla Seconda Guerra Mondiale, sono state ritrovate nel mare del porto di Napoli in corrispondenza delle banchine 5, 6 e 7 dove dovranno ormeggiare le navi da crociera che ospiteranno circa 4mila atleti in vista delle Universiadi di luglio. Uno degli ordigni, una bomba d’aereo inglese da 500 libre della seconda Guerra Mondiale, aveva oltre 200 chili di esplosivo, perfettamente conservato.
Gli ordigni sono stati trovati dagli agenti della Squadra Sommozzatori della polizia che hanno eseguito la bonifica subacquea di alcune banchine del Porto di Napoli. Degli ordigni rivenuti, tre sono stati trovati nei pressi della banchina 5 e uno tra la banchina 6 e 7. Si erano oramai confusi nel fondale marino con forme e colori simili ai detriti sparsi.
Un’operazione delicata quella condotta dai palombari del Gruppo operativo subacquei (GOS) del comando subacquei ed incursori della Marina Militare (Comsubin), durante la quale è stata inctercettata una grande bomba d’aereo e alcuni proiettili della seconda guerra mondiale, che sono stati rinvenuti nelle immediate vicinanze della banchina dove abitualmente ormeggiano le navi da crociera.
L’intervento del GOS è stato richiesto dalla Prefettura dopo il ritrovamento degli ordigni da parte dei sommozzatori della polizia. Nelle prime ore di questa mattina è stata interdetta qualsiasi attività marittima nell’area di rinvenimento del probabile ordigno e disposta dalla Prefettura sia l’evacuazione della Stazione Marittima e del molo Beverello, sia l’interdizione del traffico pedonale e veicolare di Via Acton.
Gli artificieri della Marina hanno confermato la presenza di una bomba d’aereo inglese da 500 libre (tipo MK IV GP), ma anche quella di 3 proiettili di artiglieria di grosso calibro, tutti risalenti al secondo conflitto mondiale.
Alle 5,15 sono iniziate pertanto le operazioni di rimozione dal fondo degli ordigni esplosivi che, con tutte le cautele del caso, sono stati imbragati e rimorchiati a distanza fino a raggiungere una zona di sicurezza individuata dall’autorità marittima, a circa 3 miglia fuori il porto, dove, attraverso le consolidate procedure tese a preservare l’ecosistema marino, sono stati distrutti.
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