Stefano De Martino, una vita umile che gli ha fatto crescere la fame per diventare famoso. Oggi è un ballerino e un conduttore di successo, ha sposato la donna dei suoi sogni, Belen Rodriguez, ma non dimentica le proprie origini. Il luogo dal quale tutto è partito: Torre Annunziata, popoloso comune sorto alle pendici del Vesuvio.
Nel docufilm “Su di me” andato in onda su Real Time il danzatore racconta la propria vita.
Stefano parla di quei due tatuaggi, incisioni sulla pelle di un passato che lo ha reso l’uomo che è adesso. Biscuit, il soprannome datogli dal nonno. E poi c’è un numero tatuato sul suo braccio, 8611079: è il numero del Bar dove De Martino ha trascorso tutta la propria infanzia. Qualsiasi cosa succedesse, bisognava chiamare quel numero e qualcuno avrebbe risposto.
“La mattina mi svegliavo alle 5 per andare mercato e al negozio di frutta e verdura, ma questo mi permetteva di poter studiare danza durante il resto della giornata, dopo il lavoro“. Dopo più di 10 anni, Stefano torna e rivive un intero giorno di lavoro con il suo ex datore. “E’ bello pensare che nei momenti di crisi puoi tornare in un posto e lo trovi com’era, così come te lo ricordavi” confida Stefano all’amico Christian.
Non poteva mancare una tappa dalla nonna, una signora semplice che si illumina alla vista del nipote. Santiago compare sul telefono di Stefano e gli occhi si fanno lucidi. La serata è poi dedicata agli amici di sempre: “Nonostante i tempi siano cambiati e ognuno abbia preso la sua strada, quando ci riuniamo qui, torniamo quelli di sempre“. Stefano sottolinea come gli amici siano un punto di riferimento: “Quando sto con loro mi ricordo quale è la vita reale e quali sono le priorità“. Gli impegni lavorativi, la lontananza (Stefano ora vive a Milano), non potranno mai cancellare l’amicizia che li lega. “Ci saremo sempre l’uno per l’altro. I tempi cambiano, gli amici restano“.
La chiusura del docufilm è toccante, Stefano De Martino si apre e confessa: “Quando nasci in un posto come questo, senti già di aver perso, pensi di non avere opportunità, di non essere all’altezza. La voglia di rivalsa sociale, di vincere nella vita, è stata la nostra salvezza. Se io non fossi nato qui, non avrei avuto la fame di raggiungere degli obiettivi. Il fatto di non aver niente da perdere, a volte, è il vero lusso. La mia vera marcia in più è proprio il posto da cui vengo“.
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