Rompe il silenzio l’ex primario di ortopedia dell’ospedale Cardarelli di Napoli, Paolo Iannelli, condannato in primo grado a 9 anni per reati di associazione per delinquere e concussione. Sono passati sette anni da quando il blitz di carabinieri del Nas e militari del comando provinciale della Guarda di finanza di Napoli ordinarono la custodia cautelare per il medico, accusato di “dirottare” i pazienti dal Cardarelli alla clinica privata Villa del Sole, di cui era primario. Ora il medico fa sentire la sua voce.
Agli arresti c’erano anche i medici Marco Chiantera e Massimiliano Mandato (il primo condannato a 2 anni e 8 mesi, il secondo assolto) e Marco Von Arx (per lui è intervenuta la prescrizione) che pareva dirottassero verso la clinica privata, gestita da Von Arx, pazienti dell’ospedale Cardarelli che attendevano di essere operati. L’inchiesta è stata aperta da alcuni controlli della guardia di finanza sulle prestazioni sanitarie in intramoenia. I militari hanno accertato che alcuni pazienti pagavano diverse migliaia di euro per essere operati privatamente, per interventi che potevano essere eseguiti a carico del Servizio sanitario nazionale. Inoltre, si è scoperto da alcune testimonianze, che per questi interventi privati non venivano nemmeno rilasciate regolari fatture. “Amava le barelle nei corridoi”, così sencondo alcuni testimoni che conoscevano l’imputato, il medico gioiva del sovraffollamento dei corridoi ospedalieri.
A sette anni dall’accaduto, Iannelli è stato condannato dal tribunale di Napoli a 9 anni, 12 mesi in più rispetto alla richiesta del pm Henry John Woodcock: “Sono davvero avvilito e stupefatto per la sentenza pronunciata dal Tribunale“, commenta Iannelli in un articolo pubblicato su “Il Mattino” nei giorni scorsi, anche se proprio nelle ultime ore del processo ha preferito non presentarsi in aula ma ricevere la notizia dai suoi avvocati. E’ in quest’occasione che rompe il silenzio costruendo la sua difesa: “è incredibile che il tribunale abbia addirittura disposto la condanna per una presunta associazione a delinquere, che neppure era oggetto di imputazione” e ancora ribatte “in questo momento posso solo affermare che è assolutamente ingiusta e non ha neppure tenuto conto dei documenti che sono stati prodotti dai miei difensori“.
Nonostante la dura batosta della sentenza, l’ex primario non si dà per vinto, ma anzi reagisce al divieto dei giudici che lo esonerava dalla professione di medico per tutta la durata della pena: Iannelli aveva già richiesto di tornare in servizio nella struttura del Cardarelli, sostenendo che il camice bianco fosse come una seconda pelle e una ben consolidata tradizione familiare. Non si ferma quindi la battaglia del medico ortopedico, che afferma “continuerò a svolgere la professione di ortopedico fin quando ne avrò la forza fisica e morale per contrastare quella che ritengo una grave ingiustizia“.
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