È una macchina da guerra. Affamato di vittorie come pochi. Cristiano Ronaldo è stato spesso paragonato all’automa perfetto. Un super atleta. Un professionista che si allena ogni giorno per raggiungere la perfezione, superando i propri limiti.
Con i suoi gol e le sue prestazioni ha fatto la storia del calcio. Le magie inventate a Manchester, le imprese fatte a Madrid, hanno di fatto permesso a CR7 di entrare a far parte dell’Olimpo di questo sport. Oggi, Ronaldo indossa la maglia bianconera della Juventus. La Vecchia Signora ha acquistato il portoghese realizzando un investimento che in Serie A non si vedeva da anni.
Eppure, in occasione della doppia sfida di Champions contro l’Atletico Madrid, CR7 si è reso “colpevole” di due brutti gesti che hanno compromesso la sua immagine da sportivo. Prendendo in giro i giornalisti e i tifosi dei colchoneros (“Io ho vinto 5 Champions, voi zero“) dopo la gara di andata e rispondendo al volgare gesto di Diego Pablo Simeone in quella di ritorno, Ronaldo ha dimostrato di essere un fuoriclasse ma non un campione.
Da sportivi come Federer, McCaw, Woods, Shumacher e persino da un genio impulsivo come Maradona, non ricordo gesti irrispettosi nei confronti dell’avversario. Certo, c’era un certo Alì che adorava provocare il “nemico” fuori e dentro al ring, ma erano gli anni ’60, quelli della segregazione razziale e della guerra in Vietnam. E diciamo pure che Cassius Clay era Cassius Clay.
Ronaldo non è un campione ma un fuoriclasse. Perché aveva già “distrutto” il suo avversario. Lo aveva fatto grazie ad una tripletta che ha trascinato i suoi compagni alla conquista di una fantastica rimonta. CR7 non avrebbe dovuto avere nessuna necessità di umiliare chi aveva perso. Un campione non si prende gioco di chi è stato sconfitto.
Un campione rispetta a prescindere il suo avversario. Soprattutto quando riesce a batterlo. A maggior ragione se lui si è comportato in modo scorretto nei suoi confronti. Un campione non scende a quel livello. Ma forse i veri campioni si rivelano quando le battaglie si perdono. Non basta alzare una manciata di trofei per diventarlo.
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