Tanti bambini felici e sorridenti, genitori contenti di portare i propri figli al campo da gioco. Quest’ultimo, ai suoi estremi, non ha le solite porte da calcio ma due pali dritti e paralleli che svettano alti verso il cielo, uniti da un terzo palo che dà loro la nota forma ad “h“. Composizione caratteristica di un rettangolo – alle volte verde grazie all’erba, molte altre grigio e marrone a causa del fango – dove è protagonista quella palla dalla strana forma ovale. Questa “sfera con le due punte” e dal moto spesso imprevedibile, è il simbolo di uno sport: il rugby.
E il rugby, capace di differenziarsi da tutti gli altri sport per i valori e la cultura che esprime, sta vivendo a Napoli una nuova stagione. Una sorta di rinascita che parte dalle ceneri di Bagnoli, quartiere conosciuto per la sua trentennale incompiutezza. Sul litorale dove ora sorgono le macerie dell’ex fabbrica Italsider, non ci sono soltanto aree abbandonate al degrado e all’incuria. Non ci sono soltanto esempi lampanti di una vera e propria mangiatoia perpetrata della mala politica locale e nazionale (basta pensare alle tante bonifiche previste e mai fatte e ai numerosi progetti sviluppati ma mai concretizzati).
A Bagnoli, a pochi passi da questo scempio, nell’ex area NATO c’è il Villaggio del rugby creato e gestito dagli Amatori Napoli Rugby. Un club che circa 10 anni fa, “costringeva” i suoi tesserati ad allenarsi su campi improponibili e soggetti alle regole delle società che gentilmente offrivano la loro ospitalità. Oggi, in quell’immenso spazio un tempo vissuto dai militari americani, sorge un meraviglioso campo in erba sintetica affiancato da un’accogliente club house. Una struttura sportiva a tutti gli effetti dedicata al rugby, una mosca bianca a Napoli e nel Sud.
Non solo, ma l’impianto si trova in una cornice che lascerebbe senza parole chiunque allungasse lo sguardo al di la di quei pali. Ed ecco che all’improvviso, comparirebbero davanti agli occhi, la punta estrema di Posillipo che cadendo sul mare abbraccia l’isolotto di Nisida che ha di fronte a se l'”Isola Azzurra“, cioè Capri. Ed è solo un piccolo spicchio di quello che il Golfo di Napoli ci dona ogni giorno.
La scorsa settimana si sono affrontate sul rettangolo da gioco ben 5 nazionali straniere più quella italiana. L’evento, di caratura internazionale, è stato un ottimo palcoscenico per una disciplina che spesso si incrocia con il rugby a 15, sto parlando del Rugby 7. L’occasione ha acceso un faro di attenzioni sulla città, sul suo rapporto con le realtà sportive del territorio (spesso lasciate sole dalle istituzioni) e sulle strutture che per la maggior parte sono abbandonate e fatiscenti (nonostante la ghiotta opportunità rappresentata delle prossime Universiadi).
Per questo il Villaggio del Rugby, targato Amatori, è un bene da preservare e trasformare in modello per le tante società e club sportivi cittadini che vivono la medesima situazione. Si tratta di un esempio positivo sul come le partenership tra pubblico e privato possono funzionare se fatte in un certo modo. Perché la scena di giocatori avversari che si abbracciano e stringono la mano, per poi festeggiare insieme durante famoso “Terzo tempo“, è sempre da insegnamento. Perché guardare tutti quei bambini felici e i loro genitori sereni, è stata una cosa che ha scaldato e riempito il cuore, dimostrando che dallo sport possono nascere tante cose belle ed importanti.
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