Tradizioni

“Che ci fa il Frosinone in A?”. Stirpe spegne ADL: “Ha vinto due coppette, io ho fatto lo stadio”

Prima l’affondo di Aurelio De Laurentiis durante un’intervista internazionale rilasciata al prestigioso New York Times poi la replica, pungente, del diretto interessato, Maurizio Stirpe, presidente del Frosinone. Tre anni dopo torna ancora nel mirino di un presidente della serie A il piccolo ma virtuoso club laziale.

All’ora fu Claudio Lotito, presidente della Lazio, ad attaccare in piena campagna elettorale per le elezioni alla presidenza della Lega Pro il club ciociaro. In un’intercettazione con il direttore generale dell’Ischia, il numero uno biancoceleste era contrario alla promozione in serie A di piccole realtà come Carpi e Frosinone: “Ho detto ad Abodi (presidente della Lega di B, ndr): Andrea, dobbiamo cambiare… Se me porti su il Carpi… Una può salì… Se mi porti squadre che non valgono un c… Non fra due o tre anni non c’abbiamo più una lira. Perché io quando vado a vendere i diritti televisivi – che abbiamo portato a 1,2 miliardi grazie alla mia bravura, sono riuscito a mettere d’accordo Sky e Mediaset, in dieci anni mai nessuno -fra tre anni se c’abbiamo Latina, Frosinone, chi c… li compra i diritti? Non sanno manco che esiste, Frosinone. Il Carpi… E questi non se lo pongono il problema!”.

Nelle scorse ore De Laurentiis, un tempo in buoni rapporti con Lotito prima di sposare la causa Andrea Agnelli nella politica del pallone, ha ribadito il concetto ai giornalisti americani del New York Times. “Che ci fa il Frosinone in serie A? Non attira spettatori” per poi aggiungere che “club come il Frosinone non attirano fan, né interessi, né emittenti nel campionato. Arrivano, non cercano di competere e tornano indietro. Se non possono competere, se finisco ultimi, dovrebbero pagare una multa e non dovrebbero ricevere denaro”.


Una stoccata che Maurizio Stirpe, presidente del Frosinone, ha disinnescato mettendo a nudo la politica affaristica di ADL. Attraverso CalcioNapoli24, non ha utilizzato mezzi termini: “Mi sembrano dichiarazioni di una persona che ha la sindrome di Napoleone – dice -. Nella vita ancora prima che nel calcio serve rispetto e io qui non ne vedo: invece bisognerebbe averne sempre per gli avversari, lo sport deve insegnare questi valori. Se invece insegna prepotenza queste dichiarazioni si commentano da sole: arrivano da parte di persone che non hanno vinto niente. Abbiamo il progetto di crescere in modo sano e attraverso i nostri mezzi. Noi mettiamo i soldi nel calcio e non li prendiamo, siamo stati capaci di realizzare uno stadio mentre altri che hanno risorse ben più importanti delle nostre non hanno regalato alla città un’infrastruttura del genere. Le uniche modifiche che il calcio italiano deve fare sono quelle che devono prendere come punto di riferimento il calcio inglese, tedesco o francese. Non come capita in Italia dove i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri”.

Stirpe ha poi ribadito il concetto a Marte Sport Live: “La battuta di De Laurentiis è sgradevole e maleducata. Riduce il tutto all’essere più forte perché si sono più soldi per i diritti televisivi. Ha anche dimenticato da dove è partito: dieci anni fa lottava proprio contro il Frosinone. I diritti televisivi sono distribuiti male in Italia: in Inghilterra le risorse sono distribuite in maniera più equa e può capire che un Leicester vinca un campionato. In Italia non è possibile, c’è una squadra che vince da sette anni. De Laurentiis è uno degli artefici di questo sistema, quindi è vergognosa questa situazione. Non credo che il problema sia la riduzione delle squadre: cosa cambia da 20 a 18 partecipanti? C’è una squadra che prende 160 milioni dalla tv e il Frosinone ne prende 28? La competizione non esiste. Ripeto, le parole di De Laurentiis non esistono, dovrebbe vergognarsi e non prendo suggerimenti da chi non ha vinto niente. Le due Coppe Italia? Ma sono Coppe del nonno. Io ho fatto uno stadio con le mie risorse, lui potrebbe farlo a Napoli perché il San Paolo è datato”.

redazione

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