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Antonio Orlando, la latitanza d’oro di “Mazzolino” il super boss della camorra

Per entrare nel suo appartamento hanno dovuto usare un ariete. Sfondare la porta d’ingresso è stato necessario visto che all’avviso delle forze dell’ordine Antonio Orlando non aveva nè risposto nè aperto l’uscio di casa. Una volta dentro i carabinieri della compagnia di Castello di Cisterna, insieme ai colleghi del Pronto intervento, hanno trovato “Mazzolino” in ottima forma e con le mani alzate. Il super boss di camorra si è così arreso ai militari senza opporre resistenza.

L’OPERAZIONE – Il blitz è stato eseguito questa mattina verso le 5. È stato necessario l’utilizzo di un grande dispiegamento di forze dell’ordine: 80 i militari impiegati nell’operazione che ha portato all’arresto di uno dei latitanti più pericolosi d’Italia e ricercato da 15 anni. Ad arrestare Orlando sono stati gli uomini della compagnia di Castello di Cisterna con la collaborazione dei carabinieri del Pronto intervento. Un’operazione congiunta che si è concretizzata negli ultimi 15 – 20 giorni in cui sono state intensificate le attività di indagine e appostamenti che andavano avanti da molto tempo.

A coordinare il tutto sono stati personalmente il capo procuratore della Procura di Napoli Giovanni Melillo insieme ai sostituti aggiunti Giuseppe BorrelliMaria Di Mauro. Ad eseguire l’operazione i militari al cui comando c’erano il Comandante colonnello provinciale Del Monaco, il Tenente colonnello Giardelli e il Maggiore Bagarolo. Il blitz è stato reso necessario dal sospetto di prossima fuga da parte di Orlando.

I DETTAGLI – Mazzolino” era nascosto in un appartamento di Mugnano (cittadina in provincia di Napoli facente parte dell’area Nord della città), sito al terzo piano di una palazzina che in tutto conta 16 appartamenti. L’intero stabile è stato circondato e sorvegliato, porta per porta, dalle forze dell’ordine proprio per evitare qualsiasi rischio di fuga da parte di Orlando. La casa di quest’ultimo era dotata di una mansarda e al suo interno i carabinieri hanno trovato una sauna, una doccia solare, un tapis roulant, cibo e bevande di alta qualità. I militari hanno anche sequestrato due cellulari e 6mila euro in contanti che probabilmente servivano al boss per coprire le spese derivanti dalla latitanza. Una curiosità: sotto la sauna c’era una botola che fungeva da nascondiglio per “Mazzolino“. All’interno non c’era nessun cunicolo che potesse servire come via di fuga. Orlando non ne ha potuto usufruire, in quanto il meccanismo si poteva attivare solo dall’esterno con l’aiuto di un’altra persona.

IL MISTERO DEI DOCUMENTI BRUCIATI – carabinieri hanno trovato diversi documenti che il boss, essendo consapevole della fine della sua latitanza, aveva iniziato a bruciare. Tra essi c’era un documento di identità e un codice fiscale. Il primo è stato salvato dalle fiamme dai militari. Sopra c’era la foto di Orlando ma i dati erano falsi e appartenevano ad un’altra persona. Le forze dell’ordine hanno anche rinvenuto tracce di diverse lettere, probabilmente che facevano parte di una comunicazione epistolare che “Mazzolino” avrebbe intrattenuto con l’esterno.

IL CLAN ORLANDO, NUVOLETTA, POLVERINO – Il sodalizio è uno dei più forti della camorra e della criminalità organizzata. La loro egemonia è radicata sul territorio di appartenenza: l’area Nord di Napoli. Non è un caso che Orlando sia stato trovato in una strada che rappresenta un collegamento tra MaranoMugnano. La prima è la cittadina di origine dei Nuvoletta. Ma gli interessi e le attività illecite del clan si estendono in tutta Italia e all’estero. Nello specifico il sodalizio trae grande profitto dal traffico illecito di sostanze stupefacenti. Ma l’aspetto principale riguarda l’affiliazione storica a Cosa Nostra, la mafia, da parte del clan Nuvoletta. Questi ultimi sono imparentati con gli Orlando perché la madre del boss Nuvoletta portava lo stesso cognome di “Mazzolino“.

LE INDAGINI – Negli ultimi anni sono stati 50 i latitanti catturati dalle forze dell’ordine. Solo nell’ultimo anno, ne sono stati arrestati 20. Questo di Orlando ha rappresentato un grande colpo alla criminalità organizzata da parte dello Stato. Al momento l’autorità giudiziaria e gli inquirenti sono al lavoro con altre indagini. Infatti, gli investigatori hanno l’obiettivo di dare una risposta alle seguenti domande: quali sono i rapporti del sodalizio Orlando – Nuvoletta – Polverino con altri clan egemoni su quel territorio (ad esempio gli Amato – Pagano)? Qual è stato il percorso della latitanza di Orlando che lo ha portato a rifugiarsi nel “fortino” della sua famiglia? Chi sono state le persone che l’hanno aiutato e protetto? Quale sarà adesso la nuova organizzazione e struttura dell’organizzazione criminale dopo l’arresto del suo reggente?

LEGGI ANCHE – La solitudine del boss interista

IL VIDEO DEL BLITZ –

LA FOTO DEL DOCUMENTO DI IDENTITÀ BRUCIATA –

redazione

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