Un giro di affari legato alle auto, l’ambizione di gestire una piazza di spaccio in autonomia e l’ombra della figura di una donna. Sono i tre elementi che gli inquirenti stanno seguendo per chiarire la dinamica e il movente dell’omicidio di Nicola Picone alias ‘o Minorenne, trovato morto all’interno di un’auto parcheggiata in un distributore di benzina in corso Europa ad Aversa Nord (in provincia di Caserta).
L’agguato è avvenuto lo scorso venerdì e all’inizio delle indagini erano molte le incognite che hanno messo in difficoltà le attività degli investigatori. Ma secondo quanto riportato da Il Mattino un filo di luce sta illuminando l’intera inchiesta. Al vaglio degli inquirenti vi sono tutte le piste possibile, ma l’appartenenza al clan dei Casalesi, fazione Schiavone, ha fatto scattare al primo posto l’ipotesi dell’agguato camorristico. Ma potrebbe esserci una sorpresa: la morte di Picone potrebbe essere stata voluta e organizzata dalla malavita napoletana.
‘o Minorenne avrebbe pagato con la vita uno sgarro contro un potente sodalizio. Ma la novità più grande riguarda questa donna ed è con lei che entra in gioco la camorra cittadina. Di lei si sanno soltanto due cose: la prima è che ha 36 anni ed è originaria di Miano, oltre che legata a gruppi criminali del quartiere. La seconda è che Picone avrebbe avuto una telefonata con lei la sera prima della sua morte. Di conseguenza, se fosse confermata questa indiscrezione, ad attirare il 26enne nella trappola mortale sarebbe stata proprio lei.
Secondo Il Mattino, “la donna viene da una famiglia di pregiudicati. Da un lato il fratello, che si trova da tempo in carcere, dall’altro il compagno, anch’egli detenuto. Quest’ultimo evase da una comunità per tossicodipendenti all’indomani del duplice omicidio in cui rimasero uccisi due suoi parenti. Si diede inizialmente alla macchia, poi andò a costituirsi. Era la primavera scorsa. Da quel momento, sostengono i bene informati, la sua donna ha intrecciato una relazione con un altro uomo. Forse proprio Picone che, se davvero ha avuto la tresca, ha commesso un errore madornale, ‘imperdonabile’ nei confronti della camorra di Miano“.
Picone sarebbe stato legato da un doppio filo alla criminalità organizzata di Miano e Secondigliano. Infatti, da un lato c’è questa donna misteriosa, dall’altra c’è il compagno di lei, un ras emergente dell’area Nord di Napoli che avrebbe dato a ‘o Minorenne soldi da riciclare e droga da vendere. Questa persona avrebbe approfittato del vuoto di potere lasciato dal clan dominante del quartiere, dilaniato da omicidi, arresti e pentimenti. Ma puntualmente è arrivata la risposta della camorra: due familiari del nuovo boss rimasero uccisi. Ma lui non si è fatto intimidire, secondo il racconto di alcuni pentiti, il giovane violento e spregiudicato, aveva organizzato un commando di fuoco (di cui avrebbe fatto parte il fratello) per sparare alle finestre della donna boss della fazione opposta. Questo gesto aveva dato inizio ad una nuova e cruenta faida nell’area Nord di Napoli.
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In mezzo la vita di Picone, ucciso dai casalesi per punirne la voglia di essere autonomo, o dalla camorra napoletana per uno sgarro passionale o perché non avrebbe rispettato gli impegni presi. Nella criminalità organizzata, si sa, esistono due leggi che riguardano le donne e gli affari. Entrambi sono sacri e valgono anche più della vita umana.
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