Un rapporto che ha paragonato lo stato del Servizio sanitario nazionale (SSN) dalla sua nascita ad oggi. In pratica, sono stati analizzati i diversi aspetti che caratterizzano la sanità italiana a partire dal 1978 e considerando le diverse variazioni normative avvenute negli anni.
Le statistiche analizzate da Nebo ricerche Pa sono state basate sulle differenze geografiche e demografiche d’Italia e su aspetti come l’offerta ospedaliera, la mobilità regionale, il personale dipendente e la medicina di base del nostro Paese.
In sintesi, dalla relazione è emersa l’immagine di un paese diviso in cui il SSN al Sud funziona peggio e male rispetto al Nord. Gli indici che hanno permesso lo sviluppo del rapporto sono stati: “il virare dei servizi sanitari sempre più l’ambito privato, l’insufficienza delle risorse di personale, la scarsità dei medici di medicina generale, l’esodo dei pazienti verso strutture di altre regioni, l’invecchiamento della popolazione“.
POSTI LETTO: DAL PUBBLICO AL PRIVATO – La sanità italiana stia passando un momento di crisi che va avanti da almeno un decennio. Nello specifico sono importanti i seguenti aspetti. Il primo è la netta riduzione dei posti letto all’interno delle strutture pubbliche che ha causato un aumento del numero dei posti presso le strutture private: dal 15% si è passati al 30% con picchi proprio in Campania.
È MEGLIO FARSI CURARE AL NORD – Il fenomeno della “deospedalizzazione” è stato favorito anche dal progresso tecnologico ma il dato della “migrazione” dal pubblico al privato resta comunque impressionante. Inoltre, è diventato ricorrente un altro fenomeno quello relativo ai ricoveri fuori dalla propria regione. Questo si è verificato con numeri più grandi proprio al Sud. Le regioni dove i cittadini meridionali preferiscono farsi curare sono Lombardia, Emilia Romagna e Toscana.
DIMINUISCONO INFERMIERI E MEDICI DI BASE – Altro punto importante è la questione relativa al personale e in particolare alla categoria degli infermieri. Di questi ultimi in Campania ce ne sono 32 per 10.000 abitanti. In drastico calo anche il numero dei medici di base (di medicina generale e pediatria) passati dalle 11 unità per 10.000 abitanti nel 1985, alle 9 nel 2013 (ultimo aggiornamento disponibile). In pratica, come scritto nel rapporto, “il dato più recente equivale a 1.140 residenti per medico di base a fronte dei 824 degli anni ’80“.
CRISI DEMOGRAFICA E QUALITÀ DELLA VITA – Il Sud, parafrasando il film – capolavoro dei fratelli Coen, “è un paese per vecchi” e non lo è per i giovani. La popolazione meridionale è molto invecchiata e nascono meno bambini. A riguardo, un dato significativo, è dato dalle statistiche sull’aumento della speranza di vita, dove al Sud, ha numeri più alti rispetto al Nord, sia per gli uomini che per le donne. Infatti, in media una donna napoletana vive fino a 83 anni, mentre un uomo di Caserta vive in media fino a 78 anni.
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