Tradizioni

Koulibaly capitano, Ancelotti rievoca Pino Daniele e da uno “schiaffo” a Salvini

Carlo Ancelotti è l’uomo dei miracoli, quei prodigi che riescono solo grazie alla stampa e per i quali una settimana sei un brocco (nonostante in carriera hai vinto tutto ovunque) e quella dopo sei un re. Eppure a “Carletto” un qualcosa di sovrannaturale sta già riuscendo: rendere normali gli eventi calcistici che accadono a Napoli.

Perché si sa, nel capoluogo partenopeo tutto è amplificato. Le emozioni, quando si parla di maglia azzurra, sono a mille. I sentimenti, positivi e negativi, non si risparmiano e accecano il giudizio non solo dei tifosi (e questo è un aspetto che può anche essere giustificato) ma anche dei vari giornalisti e opinionisti.

Per questo Ancelotti con la sua calma e saggezza, ma soprattutto competenza, non ha mai avuto il bisogno di paragonarsi a Maurizio Sarri o di convivere con lo spettro del neo allenatore del Chelsea. “Carletto” con estrema educazione ha sempre dimostrato di rispettare il lavoro del suo predecessore dando giorno dopo giorno una via di uscita ai napoletani rispetto al loro provincialismo.

Insomma, quella di Ancelotti a Napoli, potrebbe essere una rivoluzione, non solo calcistica, ma anche culturale. Ci sono due esempi che rendono bene, a mio modo di vedere, questo concetto. Il primo è relativo al campo. Ancelotti sta trasformando un’intera rosa in 11 titolari. Io amo Sarri e amerò per sempre il Sarrismo. Ma non posso far finta di vedere come MaksimovicLupertoMalcuitDiawaraRog RuizVerdiOunas, stiano diventando le armi in più di questa squadra.

La loro rotazione sta permettendo ai “soliti noti” di prendere fiato e consente all’intero organico di imparare a gestire fisicamente e mentalmente le fatiche causate dal giocare in campionato e coppa. Già si inizia a intravedere un Napoli forte e coeso, meno bello, ma più sicuro e cinico. Insomma, dopo il ciclo di Sarri, la gestione Ancelotti sta facendo compiere alla squadra azzurra un ulteriore salto di qualità e di maturità.

Se c’erano dubbi in merito, non erano certo rivolti ad un allenatore che non ha bisogno di dimostrare nulla. Le incertezze sono date dalle politiche della società che forse avrebbe fatto meglio a mettere il silenziatore al proprio presidente e lasciare più spazio ai ragazzi e al loro nuovo tecnico. Il secondo esempio è ancora più simbolico ma si è concretizzato proprio in occasione della sfida contro il Parma.

Quando Kalidou Koulibaly ha messo la fascia di capitano sul proprio braccio si sono fermati gli orologi. O meglio al momento, tranne qualche timida reazione e post pubblicato sui social, questa nuova immagine del Gigante d’ebano non ha suscitato particolare clamore. Ma pensandoci, in un contesto dove l’unico tema che suscita interesse è l’immigrazione, vedere un ragazzone di colore con la maglia azzurra e la fascia da capitano, non è una foto da immortalare e ricordare negli annali di questo sport?

Non solo ma cosa cantava Pino Daniele in una delle sue canzoni più famose, ‘o Scarrafone? “E se hai la pelle nera amico guardati la schiena. Io son stato marocchino, me l’han detto da bambino, Viva viva ‘o senegal“. Insomma tutto torna e Ancelotti è stato persino in grado di realizzare, inconsapevolmente, la “profezia” del grande artista napoletano dando allo stesso tempo uno “schiaffo” a Salvini. Dunque, cari tifosi napoletani, cosa volete di più? Certo qualcosa da conquistare c’è ancora ma per scaramanzia non lo diciamo. Ne riparliamo a giugno, intanto tifiamo e cantiamo…Viva viva ‘o Senegal.

redazione

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