Scampia

Travolto e ucciso dal camion dei rifiuti, muore l’ex senatore e giornalista Emiddio Novi

Travolto e ucciso da un camion della nettezza urbana durante una manovra in retromarcia. Fine drammatica quella di Emiddio Novi, 72 anni, ex senatore di Forza Italia ma soprattutto giornalista e direttore de “Il Giornale di Napoli”, morto questa mattina a Sant’Agata di Puglia (Foggia).

Da anni residente a Napoli, Novi si trovava in piazza XX Settembre quando è stato investito dall’automezzo con l’autista che durante la manovra non si sarebbe accorto della sua presenza. Inutili i tentativi di soccorso, i sanitari del 118 non hanno potuto far altro che constatarne il decesso. Toccherà ora ai carabinieri fare luce su quanto accaduto. I militari hanno sottoposto l’autista all’alcool test (risultato negativo), si attende la decisione del magistrato della procura delle Repubblica di Foggia: il conducente del mezzo della nettezza urbana rischia l’accusa di omicidio colposo.

Emiddio Novi è stato eletto deputato a Napoli nel 1994 ha ricoperto l’incarico di vicepresidente del gruppo Forza Italia alla camera dei Deputati. E’ stato capogruppo alla Commissione giustizia e componente della Commissione esteri della Camera.

Nel 1996 è stato eletto al Senato della Repubblica ed ha svolto le funzioni di vicepresidente del gruppo Forza Italia, componente della Commissione Lavoro e componente, nella XIII e XIV legislatura, delle Commissioni bicamerali, antimafia e vigilanza Rai. Tra gli incarichi di partito ricoperti vanno ricordati la nomina di Commissario regionale in Sardegna e l’elezione a Coordinatore dell’area metropolitana di Napoli.

Nel 1997 si candidò a sindaco di Napoli sfidando Antonio Bassolino. Sconfitto alle elezioni, restò in consiglio comunale fino al 2001 come capogruppo di Forza Italia.

Rieletto al Senato nel 2001 nel collegio 15 della Campania, ha svolto il ruolo di presidente della Commissione Territorio, Ambiente e Beni Ambientali. Nel 2006 è stato riconfermato senatore nella circoscrizione Campania ed è stato vicepresidente del gruppo di forza Italia al senato, rivestendo anche l’incarico di componente della Commissione lavoro e della Commissione antimafia fino alla scadenza del mandato, il 28 aprile 2008.

Ad diffondere la notizia del sua tragica scomparsa è stata la famiglia con un messaggio pubblicato sulla pagina Facbook dello stesso Emiddio Novi.

In queste ore si susseguono ricordi commossi sia nel mondo politico che giornalistico.

Ugo Maria Tassinari (giornalista e scrittore), nel suo blog fascinazione.info, ricorda così l’ex senatore di Forza Italia:

Con Emiddio Novi, morto in un tragico e assurdo incidente a sant’Agata di Foggia, suo paese natale, se ne va il mio unico maestro di giornalismo. Nei prossimi giorni, a ciglio asciutto, ricorderò, spero degnamente, la sua figura di leader, capace di cambiare numerose appartenenze di partito ma restando saldamente ancorato a un progetto, a una visione, alla strategia di una destra antagonista al sistema politico occidentale e al potere del grande capitale finanziario. Oggi no, si affollano i ricordi di otto anni di quotidiana frequentazione, di discussioni, di liti, fino allo strappo profondo della “scissione” del Giornale di Napoli, che diede vita alla poco fortunata avventura del “Mezzogiorno” ma anche di una grande scuola di giornalismo che mi ha ripulito di certi picci intellettuali, di felici intuizioni sul modo di costruire un modello vincente di giornalismo locale, di coraggiose battaglie civili e culturali, libertarie e anti-establishment. E quindi non vi dispiacerà se, nel rispetto della nostra amicizia virile, quei ricordi li tengo per me. Riposa in pace, Emiddio.

Ricordo commosso anche quello di Sergio Califano (giornalista).

Intanto, si chiamava Emiddio. Ed era davvero un semidio, per me. Nell’80 Lauro affondò e si portò appresso il Roma. Mentre la tipografia colava a picco e finiva sul fondo del mare, i più svelti si svegliarono democristiani, socialisti, liberali, e cominciarono a bivaccare nelle anticamere del Mattino e della Rai. Emiddio raccolse la pattuglia dei duri e puri e comunicò: “Io e i miei amici restiamo fascisti e non ci vendiamo a nessuno”. E furono anni di fame, per lui e per i duri e puri. Nel dicembre del ’90 Emiddio era sulla tolda del Giornale di Napoli e io emigrante precarissimo a Bologna. A Natale di quell’anno ero sposato da pochi mesi e andai a salutarlo. Lui guardò mia moglie – bambina e le disse: “Ho un debito con Sergio. Da oggi lui è sposato con me e tu non lo vedrai mai”. Fu la mia lettera di assunzione. Da sposato portavo la fede a destra, un vezzo come lui. E scrivo con un dito solo, l’indice della mano destra. Come lui. Per il resto, questa è una giornata di merda.

redazione

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