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Luigi Giuliano, “i miei zii le latitanze le hanno sempre fatte a casa loro”

Il suo è un cognome pesante. Appartiene ad una famiglia che ha dominato la scena camorristica di Napoli dalla fine degli anni ’70 fino agli inizi del 2000. Stiamo parlando del clan Giuliano e lui è Luigi figlio di Nunzio Giuliano, il primogenito di Pio Vittorio e fratello di Luigi, colui che è stato ribattezzato ‘o Rre di Forcella.

Luigi Giuliano oggi ha 46 anni ed è un ex collaboratore di giustizia. Durante un’intervista esclusiva a VocediNapoli.it, ha raccontato molti retroscena che hanno riguardato il suo passato. La vita criminale, il rapporto conflittuale con il padre, quello con gli zii, fino al percorso di cambiamento che partendo da Nunzio (dissociatosi dalla famiglia e ucciso in un agguato nel 2005 in via Tasso) ha influenzato anche lui.

In particolare, Luigi ci ha raccontato del tempo trascorso insieme agli zii, in particolare Luigi (detto “Lovegino“) e Carmine (deceduto nel 2004 a causa di una malattia). “Quando stavano a Forcella era sempre festa. Per noi ragazzini erano come degli Dei. Loro due erano gli zii a cui ero più legato. Zio Luigi, poi, mi dava sempre molti soldi che io usavo per divertirmi“.

Perché Luigi era il nipote dei Giuliano, “anche se in modo negativo era come essere parente di un re. Non dovevi fare nulla per ottenere quello che volevi. Magari uno normale per salire di grado in un clan deve fare di tutto anche degli omicidi. Io non ne avevo bisogno, ero Luigi Giuliano“.

Ma l’aspetto più curioso ha riguardato le latitanze di cui i suoi zii erano protagonisti. Periodi di tempo durante i quali sfuggivano all’arresto da parte delle forze dell’ordine. “I miei zii sono sempre stati latitanti a casa loro. Ricordo che mio zio Carmine viveva in un appartamento a Forcella che si trovava in un palazzo ‘blindato’. All’interno vi erano almeno 50 persone, fuori altre 100. Quindi la zona era ovviamente controllatissima. C’erano anche le telecamere“.

Poi la descrizione della quotidianità della famiglia Giuliano: “Io mangiavo con lui. Noi trascorrevamo il tempo chiacchierando e ridendo. C’era anche un biliardo che noi usavamo sempre. Poi, zio Carmine dopo aver fatto la nottata, verso le 8 del mattino andava a letto. Dormiva tutta la giornata e poi la serata successiva si ricominciava di nuovo. Intanto, le vedette all’esterno, cambiavano. Facevano dei turni. Quelli della notte riposavano e i nuovi arrivati sbrigavano tutte le faccende per i miei zii durante il giorno“.

L’intervista a Luigi Giuliano – Parte prima

redazione

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