Trenini di Mumm, champagne pregiato, e video postati sui social per auto-esaltarsi e dimostrare a “tutta Napoli” che il “tavolo nostro” è quello più “forte, più spendaccione”. Richieste esplicite e mance generose a vocalist, camerieri e deejay per farsi annunciare, nominare, celebrare o solo per ricevere prima dei “rivali” la generosa ordinazione. Il tutto sempre dopo aver avviato il tasto play sul cellulare per girare l’ennesimo video “fashion”.
Ci sarebbe tutto questo, e non è la prima volta che accade, dietro alla follia andata in scena nella notte tra il 18 e il 19 novembre 2017 tra i vicoletti dei baretti di Chiaia dove una paranza proveniente da San Giovanni a Teduccio, e più precisamente da via Taverna del Ferro (quartiere generale del clan Formicola), punì il “capuziello” della paranza rivale, quella di Fuorigrotta, perché aveva osato due settimane prima (2 novembre), secondo quanto accertato dalle indagini della procura di Napoli, aprire oltre 45 bottiglie di champagne in una discoteca della provincia di Napoli (probabilmente nella zona di Sant’Antimo) con tanto di show celebrato dallo speaker.
“Attenzione, sono arrivati Troncone, GT, Guiscardo, Verde e iniziano così… Una, due, tre…dieci, undici” e così via fino a “quarantacinque”, il tutto accompagnato da candele flambè per completare la coreografia. E poi ancora bottiglie regalate a tavoli “amici” non tanto per farli bere o per fargli un piacere ma solo per accrescere il proprio ego, la propria magnanimità. Poi arriva il momento del pagamento e si salda tutto con migliaia di euro in contanti e dalla provenienza assai dubbia. Insomma il solito teatrino che da anni a questa parte avviene nelle discoteche frequentate dalla malavita.
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Anni fa, durante una serata che andava in scena ogni domenica in città e veniva frequentata da tavoli dal profilo criminale illustre provenienti da Forcella, Rione Traiano, Rione Sanità, Bagnoli, dalle terre dei Casalesi e così via, lo speaker era solito galvanizzare il pubblico con uno slogan assai emblematico: “Per fare la bella vita ci vuole la malavita”.
Solo che con l’avvento dei social tutto si è ancor più esasperato. E allora capita che alla paranza rivale il “tuo” show resta indigesto e decide di vendicarsi alla prima occasione. Capita altresì che gira e rigira, in strada, nei locali o ai baretti, questa gentaglia cammina sempre armata, pronta a difendersi con il “ferro”. La sera del 18 novembre Giuseppe Troncone, 20enne incensurato ma figlio del boss di Fuorigrotta Pietro (in carcere da tempo), viene aggredito insieme al suo gruppo dalla paranza dei Formicola. Per difendersi Troncone caccia l’arma e da terra spara ad altezza d’uomo ferendo sei persone.
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Un miracolo si direbbe. Una tragedia mancata andata in scena nel salotto buono della città, in quei vicoli frequentati durante la settimana da migliaia di persone “normali” salvo poi sporcarsi nel weekend “grazie” all’ostentazione del potere e la ricerca della viralità sui social che acceca giovani aspiranti criminali.
Troncone di lì a qualche settimana verrà arrestato dagli uomini della Squadra Mobile di Napoli. Pochi giorni prima gli agenti del commissariato Dante avevano fermato anche il “capuziello” della banda dei Formicola, tale G.F., sorpreso con una pistola nella zona del centro storico dopo aver forzato l’alt dei poliziotti. Al giovane rampollo gli viene sequestrato il cellulare e da lì gli investigatori iniziano a capire le ragioni che hanno portato a quella tragedia sfiorata.
Poche settimane dopo lo stesso G.F., graziato in un primo momento dal magistrato minorile, festeggia i suoi 18 anni e lo fa senza badare a spese e, soprattutto, bottiglie. Così pubblica sui social una foto, anche per rispondere alla paranza dei Troncone. Lo scatto fa incetta di like e di celebrazioni.
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