Napoli, il sogno scudetto è stata tutta una questione di “regali”

Uno scambio di doni, in alcuni casi andato a buon fine, in altri no. Ecco cosa ha condizionato l’intera stagione del Napoli. Tutto ha avuto inizio a Dimaro la scorsa estate, con il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis che ha “regalato” ai tifosi azzurri il rinnovo del contratto di giocatori come Dries Mertens Lorenzo Insigne. Peccato che poi, dopo aver confermato l’ossatura della squadra, abbia dimenticato di “regalare” ai napoletani un paio di acquisti importanti che avrebbero fatto fare il salto di qualità alla rosa.

Così, i tifosi del Napoli, proprio a partire da quel ritiro hanno iniziato a “regalare” tanto amore e affetto alla squadra guidata da Maurizio Sarri. Un sostegno durato tutta la stagione spesso tramutatosi in 12esimo uomo in campo. Un supporto decisivo per la squadra, mai diventato un peso o una pressione per l’ambiente, ma trasformatosi in intimidazione e aggressività proprio in occasione della partita giocata al San Paolo contro il Torino. Dal canto loro calciatori azzurri sono stati ben felici di “regalare” ai loro tifosi prestazioni di altissimo livello condite da un gran calcio che ha divertito e conquistato i cuori azzurri e quello degli opinionisti sportivi nel mondo.

Peccato che i giocatori non siano però riusciti a fare l’ultimo “regalo”, quello più bello. Purtroppo è mancata la forza mentale decisiva per battere la Fiorentina e il Torino, provando così a restare in corsa mettendo ansia alla Juventus. La forza dimostrata all’Allianz Stadium, culminata in quello stacco imperioso di Kalidou Koulibaly (che allo scadere ha fatto questo gran “regalo” ai napoletani per poi riprendersi il “dono” la settimana dopo a Firenze facendosi espellere ad inizio partita), è stata poi colpita dai “regali” dei vari OrsatoTagliavento e i “compari” del Var. Anche se il Napoli si era già “regalato” la festa di addio di Pepe Reina dimenticando proprio che mancavano ancora tre giornate alla fine del campionato e alla conquista del “regalo” più importante.

E veniamo ai due protagonisti principali, gli attori di un film che è stato tutt’altro, rispetto al classico cinepanettone che ha fatto la fortuna del presidente azzurro. Si tratta di De LaurentisMaurizio Sarri, rispettivamente patron e allenatore della squadra. Il primo ha “regalato” al secondo la possibilità di allenare in questa piazza, giocando in Europa e lottando per i vertici della serie A (nonostante 3 anni fa Sarri è stata la terza scelta di ADL). Il tecnico ha invece “donato” un gioco sopraffino, fatto di possesso palla, pressing, tocchi di prima, geometrie e verticalizzazioni. Uno spettacolo per gli occhi il quale, però, non è stato accompagnato da una gestione corretta dell’organico. Poi, De Laurentiis, ha “regalato” il suo silenzio all’intero ambiente stando spesso dietro le quinte. Ma ha rovinato questo “dono” con un’intervista incomprensibile, fatta su invito e solo per alcuni giornali, rilasciata prima della sfida tra il Napoli e il Torino (a questo punto il patron azzurro doveva farsi sentire molto prima o direttamente alla fine del campionato). Dal canto suo Sarri è sempre stato diretto nelle sue dichiarazioni, nei pre e post partita, “regalando” perle di saggezza su quelli che sono stati i temi più spinosi dell’anno calcistico in corso (il “caso” Reina, il mercato, gli obiettivi stagionali, la Juventus).

Tuttavia, per completezza di informazione, bisogna ammettere che la rosa del Napoli è nettamente inferiore a quella della Juventus e a quella di altri top club europei. Con 14-15 giocatori è difficile poter competere in più competizioni e mettere in atto una sapiente rotazione dei propri giocatori. Come se non bastasse la sfortuna ha fatto un “regalo” sgradito al Napoli con gli infortuni di Faouzi GhoulamArek Milik. Inoltre, durante il mercato di gennaio, il presidente De Laurentiis ha deciso di non “regalare” a Sarri, alla squadra e ai tifosi, due rinforzi che avrebbero permesso di colmare alcune lacune evidenti di quest’organico.

E alla fine? Semplice, il “regalo” che conta davvero non arriverà. Ai tifosi resterà il “dono” di aver potuto assistere ad una stagione esaltante che però si è chiusa senza trofei. In cambio hanno “regalato” soldi, impegno, voce, corpo, cuore e anima alla squadra. Sarri ha “regalato” entusiasmo, gioco e record di punti senza “donare” titoli. Questo è stato sufficiente ad innescare una simbiosi con il pubblico napoletano che spesso e volentieri ha fatto venire i brividi. De Laurentiis ha “regalato” un secondo posto e un’altra qualificazione in Champios League “regalandosi” incassi ed introiti che si annunciano interessanti anche in vista della prossima stagione.

In fondo, la conclusione di tutto, è stata davvero un sogno. Soltanto De Laurentiis con enorme azzardo, aveva accennato alla parola “scudetto” durante il ritiro di Dimaro. Sarri e la squadra non l’hanno mai fatto. Il gruppo ha lavorato partita per partita, a testa bassa e con umiltà cercando di migliorare con i mezzi a disposizione, gli aspetti più deboli (difesa, palle da fermo, mentalità) che li caratterizzava. In questo il Napoli ha vinto. Certo, per cause di forze maggiori, l’allenatore e i suoi ragazzi sono stati costretti a scegliere se giocarsi le proprie chances nelle competizioni europee o in campionato. E la squadra ha palesemente (e forse giustamente, anche se “snobbare” l’Europa non è una cosa bella) scelto il secondo.

Vincere non sarebbe stato obbligatorio per questo Napoli e per questa società. Non si vince senza un’organizzazione societaria, senza investimenti e senza strutture. Ma si può farlo con un’idea, con un gruppo unito, con la felicità di scendere in campo domenica dopo domenica. E fino a quattro giornate dalla fine Sarri e la squadra ci stavano per riuscire. Avrebbero fatto questo “regalo” ad una città bisognosa di soddisfazioni e che purtroppo, nonostante il magro palmares, vede solo nel pallone un riscatto sociale, economico e politico (questo è un punto debole dei napoletani). Vincere, però, potrebbe diventare un obiettivo. I bilanci in regola e le qualificazioni in Europa, lo sono stati dal 2004. Possibile che in 14 anni non si è stati capaci di fare un salto di qualità? Possibile che bisogna ancora parlare di “potere Juve“, scaricando sugli errori arbitrali responsabilità che forse si trovano in casa propria?

Ecco quale potrebbe essere il “regalo” che il Napoli potrebbe fare a se stesso e ai suoi tifosi: avere le idee chiare ed una comunicazione altrettanto esplicita. Risolvere al più presto il rebus panchina; mettere in pratica una strategia di mercato efficace ed efficiente evitando le classiche telenovelle e trattative infinite che non si chiudono mai; dichiarare un obiettivo specifico che la squadra deve raggiungere alla fine della stagione; risolvere la questione stadio con il comune; investire nel centro sportivo di allenamento e nel settore giovanile. Sono passaggi fondamentali che il Napoli deve fare per non vedersi sempre dietro alla Juventus e sentire il fiato sul collo di RomaLazioInterMilan. I precedenti non aiutano, ma questa stagione ha dimostrato che tutto è possibile. Basterebbe solo volerlo. La SSC Napoli lo vuole? Una risposta sarebbe gradita.

redazione

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