Il fallimento di una società e la necessità del riscatto

Tre ragazzini minori hanno aggredito alle spalle un uomo che stava facendo il suo lavoro uccidendolo senza alcun motivo. Francesco Della CorteFranco per gli amici e i parenti, aveva una famiglia e due figli. Una vita semplice e devota a loro, le persone più importanti della sua esistenza e per cui svolgeva un’attività che gli ha tolto più di quello che gli ha dato.

La sua scomparsa è una tragedia oltre che una sconfitta. Una tragedia perché nessuno dovrebbe morire così, in quel modo barbaro. Ogni padre di famiglia ha il diritto di tornare a casa dai propri cari. Così come ai suoi figli spetta il piacere di un suo abbraccio, ogni qualvolta il papà rientra dopo l’ennesima giornata di lavoro. Per Francesco e la sua famiglia non è andata così. Anzi, ci sono state due settimane di agonia e sofferenza in ospedale prima del drammatico epilogo.

Ci troviamo di fronte ad una tragedia immane. I responsabili sono 3 minori. Un ragazzino di 16 anni e due di 17. Situazioni familiari particolari, la vita in un quartiere popolare e di periferia, il sogno di un lavoro, un matrimonio, di poter diventare un calciatore e avere tanti di quei soldi per poter comprare abiti, auto e scooter. Un contesto dove spesso lo stato è assente e al suo posto ci sono altri valori, altri principi che danno ai ragazzini altri obiettivi, altre prospettive.

Ma il tutto rappresenta anche una sconfitta. La sconfitta delle famiglie di questi giovani sbandati, la sconfitta dei loro figli destinati al carcere, la sconfitta delle istituzioni incapaci di trovare soluzioni e alternative all’enorme disagio sociale che ha colpito Napoli negli ultimi anni. Non solo, questa vicenda è stata anche il fallimento dei media. Giornali e televisioni che si sono destate dal letargo soltanto quando per Francesco non c’è stato più nulla da fare.

Quasi nessuno si è degnato di dare importanza alla fiaccolata che i familiari di Francesco hanno organizzato qualche giorno dopo l’aggressione. Un’iniziativa poco sostenuta dalle istituzioni e del tutto snobbata dalla chiesa. Una vergogna assoluta, assenze pesanti come macigni che hanno fatto ancora più male alle persone che amavano Francesco e che da quella maledetta notte di inizio marzo hanno dovuto fare a meno del suo affetto e del suo sorriso.

Al di la di alcuni interrogativi che hanno caratterizzato i fatti (ad esempio, perché Francesco lavorava da solo? Perché non c’era nessun presidio di polizia fuori la metropolitana? Come mai i presunti colpevoli sono stati arrestati subito dopo la sua morte? Come mai i filmati di video sorveglianza che inizialmente erano inservibili sono stati magicamente decisivi per l’individuazione dei 3 minorenni?), bisogna riconoscere un aspetto.

Ovviamente non c’è nulla che possa restituire serenità alla famiglia Della Corte. Nulla potrà dargli indietro ciò che hanno perso. Ma a me piace pensare che Francesco possa diventare un simbolo, un esempio. Un eroe senza bisogno di avere dei super poteri. Una persona normale, con una vita normale, la cui esistenza deve essere occasione per un riscatto di Napoli e la sua società. Se non saremo in grado di cambiare, di dare una svolta forte a questo contesto del tutto preda del degrado, saremo destinati ad un lungo ed inesorabile abbandono. E questo vorrà dire soltanto una cosa: l’indignazione provata per quello è accaduto a Francesco non sarà servita a nulla e questa città continuerà a sprofondare in un baratro senza fine.

redazione

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