A Luigi Capasso l’Arma dei carabinieri aveva offerto un supporto psicologico per dargli maggior sostegno durante il periodo in cui ha vissuto lontano dalla moglie. Durante quei giorni, Capasso viveva in caserma. Ma il 48enne originario di Secondigliano ha rifiutato, così l’Arma l’ha obbligato a sostenere una visita medica davanti ad una commissione che dopo avergli dato 8 giorni di riposo lo aveva dichiarato idoneo al servizio.
È questo l’ultimo retroscena sul carabiniere che ieri mattina ha compiuto una strage familiare. Tutto ha avuto inizio verso le 5 del mattino a Cisterna di Latina. Capasso ha atteso che la moglie, Antonietta Gargiulo, uscisse di casa per recarsi al lavoro. Alla vista della donna, non ha esitato, ed ha immediatamente esploso 5 colpi d’arma da fuoco che hanno colpito la 38enne al petto e al volto. Ora la Gargiulo è ancora ricoverata in gravi condizioni presso l’ospedale San Camillo di Roma.
Dopo, Capasso è entrato in casa ed ha ucciso le due figlie nel sonno. Le bambine avevano rispettivamente 8 e 13 anni. Dopo ore di trattative con le forze dell’ordine che avevano circondato l’appartamento (dopo l’allarme lanciato dai vicini che avevano sentito il rumore degli spari), l’autorità giudiziaria ha ordinato il blitz. Ma Capasso appena ha visto i militari che hanno fatto irruzione nell’abitazione, si è tolto la vita sparandosi con la sua pistola di ordinanza.
Una tragedia che ha sconvolto un’intera famiglia e tutta la comunità della cittadina in cui vivevano i coniugi con le proprie figlie. Già a partire dalle ore seguenti alla strage, sono emersi diversi aspetti su quella che è stata una situazione familiare molto particolare. Un rapporto fatto di tensioni e violenza che è poi degenerato ed esploso nei drammatici fatti di ieri.
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