Galleria Laziale chiusa, problema per la viabilità e disastro per i commercianti

“Ho avuto un crollo dei guadagni di almeno il 30%, in questi giorni ho già venduto il 50% di titoli di viaggio in meno. Se fino a Natale continuerà così sarà una tragedia“, ha raccontato Nicola a VocediNapoli.it. La chiusura della Galleria Laziale sta causando un danno economico non indifferente alle attività commerciali di via Giordano Bruno, il proseguimento della Riviera di Chiaia nel cuore del quartiere Torretta.

Bar, supermercati, edicole, tabaccherie. Sono diversi gli esercizi commerciali colpiti dalla chiusura del tunnel che di fatto ha causato una scissione della città, da una parte il quartiere Fuorigrotta, dall’altra il resto della città. “Noi viviamo molto del passaggio delle persone che, o con l’auto o con i mezzi pubblici, arrivano qui da Fuorigrotta e vengono a fare ricariche telefoniche o acquistano il giornale. Io, ad esempio, ho già perso circa 1.500 euro“, ha affermato Bruno.

Eppure il Comune di Napoli ha annunciato che l’apertura della galleria potrebbe avvenire entro 10 giorni, mentre dovrebbe essere garantito un doppio senso a via Piedigrotta dove c’è la Galleria Quattro Giornate “intanto sono già 8 giorni che il tunnel è chiuso senza che sia stato fatto alcun lavoro. Di conseguenza il totale dei giorni in cui tutto è bloccato sarebbero 18. Per quanto riguarda il doppio senso ancora ci stanno lavorando. La verità è che la città è abbandonata, qui i commercianti hanno spese fisse molto alte e in cambio vengono a mancare i servizi. Da quando è crollato palazzo Guevara questa zona vive una maledizione“, ha detto Enzo.

Insomma è un’opinione comune: se la chiusura della Galleria Laziale dovesse proseguire fino a metà dicembre, i commercianti della zona vivranno un pessimo Natale con perdite economiche importanti e senza possibilità di recupero. Ma anche dall’altra parte della grotta le cose non vanno affatto bene, infatti, sono stete numerose le lamentele pervenute dai commercianti di Fuorigrotta che stanno vivendo un vero e proprio “isolamento economico”.